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Aq16 lascia gli ex Poliambulatori: «La nostra occupazione è finita»

Serena Arbizzi
Aq16 lascia gli ex Poliambulatori: «La nostra occupazione è finita»

Reggio Emilia, gli attivisti sono usciti dallo stabile domenica pomeriggio. «I residenti del quartiere ci hanno ringraziati per aver riqualificato gli spazi»

06 maggio 2024
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Reggio Emilia È finita nel primo pomeriggio domenica l’occupazione degli attivisti di Lab Aq16 degli ex Poliambulatori di via Monte San Michele. Dal primo maggio, gli spazi erano stati occupati per porre l’accento sull’importanza del diritto alla casa, tema caldo da anni a Reggio, e sulla necessità di non lasciare nell’abbandono grandi superfici che potrebbero essere invece utilizzate con scopi sociali.

“Sold out! Spazio sottratto alla rendita”, il titolo dato all’occupazione che non lascia spazio al dubbio.



«Ringraziamo molto i residenti del quartiere anche per il senso di ospitalità con cui ci hanno accolti – spiega Sara Marzolino, a nome degli attivisti di Lab Aq16 che hanno occupato fino a ieri gli ex poliambulatori –. Anche i cittadini che abitano qui ritengono che questo luogo non debba essere abbandonato, dal momento che per un quartiere popolare avere un servizio pubblico vicino è importante. Oggi (ieri per chi legge, ndr) usciamo. Auspichiamo che si possa realizzare qui qualcosa con scopo sociale, con il coinvolgimento anche del Comune. Noi, in questi giorni, abbiamo rilanciato il tema che questo patrimonio pubblico non possa essere svenduto al privato ma debba essere al centro di un patto tra cittadinanza attiva e settore pubblico».



Inoltre, gli attivisti invitano a un confronto con chi vive nel quartiere. «Martedì chiude l’asta – continuano gli attivisti –. Noi abbiamo detto fin dall’inizio di voler occupare questa finestra temporale, anche se continueremo a denunciare altrove la speculazione immobiliare e la svendita del luogo pubblico».

Agli ex Poliambulatori, in questi giorni, si è assistito al passaggio di centinaia di persone «che hanno sostenuto la nostra battaglia per il diritto alla salute e alla casa – proseguono gli attivisti raccontando i giorni dell’occupazione –. Ci sono centinaia di appartamenti vuoti in città, serve un intervento più incisivo del settore pubblico nel poter rendere il più normale possibile la relazione tra i tanti proprietari di abitazioni e le persone alle quali viene affittata una casa. I proprietari privati escludono, invece, diverse fasce della popolazione dal mercato immobiliare. Diritto significa anche avere presidi sanitari nei quartieri. Questi ex poliambulatori saranno protagonisti della seconda asta, la prima infatti era andata deserta. Il nostro obiettivo è dimostrare che non si possono più verificare queste situazioni».

Gli appartenenti a Lab Aq16 hanno notificato all’Ausl, proprietaria dell’immobile, la data di occupazione e la data in cui hanno lasciato i locali di viale Monte San Michele, specificando che «si trattava di un’occupazione dimostrativa e non volevamo andare ad abitare in quegli spazi», proseguono.

Attualmente, non sono state notificate denunce agli attivisti (una ventina) che dal primo maggio hanno anche dormito all’interno dello stabile. Qui hanno affisso manifesti contro l’antifascismo e sono stati organizzati eventi a carattere sociale che hanno ospitato decine di partecipanti. Nei giorni scorsi, l’azienda sanitaria, proprietaria dell’immobile, ha annunciato di aver presentato denuncia. Anche Confedilizia, nel caso in cui l’occupazione non fosse cessata, aveva comunicato che avrebbe provveduto a sporgere denuncia.

Presente anche ieri mattina a sostegno dell’occupazione la capolista di Sic! (Sinistra in Comune), Federica Zambelli, la quale con il collega capolista Cosimo Pederzoli ha elogiato l’azione degli attivisti.

«Dobbiamo prendere atto che anche Reggio Emilia è investita da processi globali di che agiscono sulla vita delle città: nuove forme di mercato del lavoro povero che hanno innalzato la soglia di povertà assoluta e che non sono più sostenibili – aggiungono gli attivisti nel motivare l’occupazione degli ex poliambulatori–. C'è bisogno di risposte forti, collettive e che dal basso siano in grado di smuovere i piani alti della politica per incidere contro questi processi che generano profonde disuguaglianze. Ma abbiamo soprattutto bisogno di pensare un’alternativa, di praticare nuove forme di vivere la città, di rivendicare capacità decisionale sull’uso di spazi da riconsegnare a una funzione pubblica e sociale». l