Gazzetta di Reggio

Traffico internazionale di droga

Estradato il boss Morabito: deve scontare 30 anni. Arrivato a Roma dal Brasile

Ezio De Domenico

	L'estradizione del boss Morabito
L'estradizione del boss Morabito

"Grande soddisfazione" è stata espressa dal Procuratore della Repubblica e dal Procuratore generale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri e Gerardo Dominijanni

06 luglio 2022
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"I veri boss non sono quelli che sparano e uccidono per mantenere il loro potere. Sono quelli che agiscono nell'ombra per accumulare patrimoni immensi per se stessi ed i loro adepti in modo da rafforzare carisma e potere, contando sull'omertà e sull'appoggio anche di poteri politici a livello internazionale". La frase di un investigatore, che chiede l'anonimato, rende bene la personalità e la storia quasi rocambolesca ed avventurosa di Rocco Morabito, 56 anni, considerato uno dei più importanti trafficanti internazionali di droga al mondo, atterrato nella mattina di mercoledì 6 luglio nell'aeroporto di Roma-Ciampino dopo essere stato estradato in Italia dal Brasile, a conclusione di un complesso iter giudiziario e di una latitanza protrattasi, in due diverse fasi, per 25 anni. Morabito era stato arrestato il 25 maggio del 2021 insieme ad un altro latitante di 'ndrangheta, Vincenzo Pasquino, a sua volta ricercato dal Comando provinciale di Torino dei carabinieri, dalla Polizia federale brasiliana nel corso di un'operazione condotta insieme ai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio di cooperazione internazionale di Polizia - progetto I-Can e dalle agenzie statunitensi Dea e Fbi. In precedenza, nel 2017, Morabito era già stato arrestato un prima volta a Montevideo, ma due anni dopo era riuscito ad evadere dal carcere della città uruguayana utilizzando un tunnel, trasferendosi subito in Brasile. Il boss, che deve scontare un cumulo di condanne definitive di 30 anni di reclusione, fu scovato nel 2021 nel suo rifugio dorato di João Pessoa, una villa con piscina dove all'epoca gli furono sequestrati, tra l'altro, 12 carte di credito e 13 telefoni cellulari.

Erano gli strumenti attraverso i quali Morabito, grande tessitore di alleanze con i più potenti narcotrafficanti del mondo, gestiva i suoi affari illeciti e intratteneva i rapporti con i sodali che aveva distribuito per conto della sua cosca in tutto il Sud America ed in vari Stati europei. Ma l'episodio che descrive meglio la personalità di Rocco Morabito, cugino tra l'altro di Giuseppe Morabito, detto "'u Tiradrittu", capo storico dell'omonima cosca di Africo Nuovo, risale al 1994 quando, nell'ambito di un'inchiesta della Procura del capoluogo lombardo, non ancora trentenne, fu fotografato dagli investigatori in piazza San Babila in doppiopetto grigio mentre teneva in mano una valigetta che poi si scoprì custodiva 2,9 miliardi di lire dell'epoca in contanti. Un'enorme somma di denaro che Morabito stava consegnando ai narcos colombiani che avrebbe dovuto incontrare. La procedura di estradizione in Italia dal Brasile di Morabito, che sembrava essersi arenata a causa di un procedimento penale aperto dalla magistratura di San Paolo, è stata resa più rapida e possibile grazie all'intensa attività di raccordo tra l'ambasciata d'Italia in Brasile e le autorità del Paese sudamericano, che insieme al ministero della Giustizia, per quel che riguarda l'iter per riportare il boss nel nostro Paese, hanno agito in stretto raccordo con l'autorità giudiziaria italiana e, in particolare, con la Procura antimafia di Reggio Calabria. "Grande soddisfazione" per l'estradizione di Morabito ed il suo arrivo in Italia è stata espressa dal Procuratore della Repubblica e dal Procuratore generale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri e Gerardo Dominijanni. "Si tratta - hanno detto i due magistrati - di un criminale ritenuto esponente di spicco della 'ndrangheta. Già la circostanza delle plurime condanne delle nostre autorità giudiziarie, alcune per associazione mafiosa e tutte per associazione finalizzata al traffico internazionale e reati in materia di stupefacenti, danno conto del suo notevole spessore criminale".