Gazzetta di Reggio

Roma

In tanti a camera ardente di Gianni Minà. Il ricordo di Don Ciotti: «Libero con la schiena dritta»


	Camera ardente di Gianni Minà in Campidoglio: nella foto don Luigi Ciotti
Camera ardente di Gianni Minà in Campidoglio: nella foto don Luigi Ciotti

Dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, all’ad della Rai Carlo Fuortes in tanti hanno voluto ricordare il giornalista e scrittore scomparso lunedì 27 marzo all’età di 84 anni

29 marzo 2023
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ROMA. «Gianni Minà è stato un giornalista e autore televisivo protagonista di pagine memorabili. Una personalità riconosciuta in tutto il mondo, uno dei più grandi giornalisti che l'Italia abbia mai avuto. Ha saputo interpretare la sua professione in un modo rigoroso e impegnato, protagonista e testimone di pagine fondamentali della storia del Novecento e anche più recenti». Questo il ricordo del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, lasciando in Campidoglio la camera ardente del giornalista e scrittore scomparso lunedì sera all'età di 84 anni. Il sindaco di Roma ha aperto la camera ardente salutando calorosamente la moglie Loredana Macchietti e le figlie. Camera ardente che rimasta aperta fino alle 19 mentre i funerali si svolgeranno in forma privata come richiesto dalla famiglia.

«In America latina è stato impegnato in tante battaglie per i diritti e per la libertà - ha aggiunto Gualtieri - Insomma, qualcosa di più di un giornalista, una personalità straordinaria. Una persona dolcissima, veramente con un grandissimo cuore, che ha messo tutto il suo impegno, passione e rigore nel rendere nobile il mestiere del giornalismo e scrivere pagine importanti per la cultura del nostro Paese. Un protagonista della vita culturale, civile e democratica dell'Italia e del mondo - ha concluso il primo cittadino della Capitale - Minà era una persona conosciutissima all'estero, forse uno degli italiani più conosciuti all'estero. In America latina le tv lo ricordano e lo piangono. Ha conosciuto le persone semplici e i più grandi del mondo. Era uno dei pochi che aveva la fiducia di persone che molto spesso erano difficili da avvicinare. Sapeva far aprire il cuore a tanti: gli incontri con Maradona sono memorabili».

Bello il ricordo anche di don Luigi Ciotti: «Innanzitutto era un amico, poi un giornalista libero, con la schiena diritta, capace di scendere in profondità nella conoscenza delle persone. Le sue interviste erano una consegna di umanità, delle fragilità ma anche della ricchezza umana delle persone. Per me è stato un grande punto di riferimento, soprattutto ha spalancato, con le sue visioni e le sue capacità, uno sguardo molto più ampio sulle finestre del mondo». 

Anche la Rai ricorda il suo alfiere. A cominciare dall'ad Carlo Fuortes: «Ha fatto la storia del giornalismo, quello sportivo, della musica, dell'America Latina. Aveva questa curiosità straordinaria, ma principalmente credo che la cosa più straordinaria che aveva era la sua umanità. L'aveva nei rapporti umani e anche nel lavoro e questo gli ha consentito di essere affidabile e credibile con i grandi della Terra, ma principalmente con tutti i telespettatori. Perché lui era amatissimo dai telespettatori e quindi è veramente una grandissima perdita per la nostra azienda. Stavo dicendo adesso alla moglie - ha aggiunto Fuortes - che RaiTeche ha veramente una miniera del suo lavoro, che andrà assolutamente valorizzato. Già stiamo iniziando su RaiPlay con dei progetti e sarà un lavoro lungo nel tempo che onorerà la sua memoria. Da telespettatore ho moltissimi ricordi, come ce li hanno tutti quelli della mia età che hanno visto la televisione. Un ricordo personale - ha concluso Fuortes - è quando ho diretto l'Auditorium Parco della Musica e quando c'erano grandi concerti lui veniva a vederli, si entusiasmava e non era uno spettatore, era un grande conoscitore. Quando avevamo concerti dal Sudamerica lui non mancava mai e avrò questo ricordo con me per sempre».

Milly Carlucci è più esplicita: «Spero che almeno adesso gli venga tributato quel riconoscimento che negli ultimi anni gli era un po' mancato. Mi ha insegnato tantissimo. Proprio la sua capacità di andare a fondo, di intervistare, di conoscere, la curiosità che deve senza soste e confini, andando a fondo delle persone e delle cose. Sicuramente è uno dei giganti del giornalismo mondiale».

Non ha voluto mancare all'ultimo saluto neanche Edoardo Bennato: «Gianni è un grande compagno di avventure, belle avventure». Il giornalista e conduttore Andrea Purgatori mette il dito nella piaga: «Mi piacerebbe che fossimo qui non a ricordarlo, perché ce lo siamo dimenticati per troppi anni. Per troppi anni non ha lavorato, è stato messo da parte. Questo è stato un grande peccato per l'informazione, per il suo modo di raccontare, per la sua capacità di avere fiuto nello scovare i personaggi, e per essere non solo un giornalista sportivo e di spettacolo, ma anche un giornalista con una grande conoscenza politica del mondo, che ha raccontato in scenari molti rischiosi». Anche l'ex magistrato Gian Carlo Caselli ricorda l'affetto nei confronti del giornalista scomparso. «Era un grande amico. Minà si rivolgeva a me chiamandomi 'me amis', che in piemontese vuol dire 'il mio amico'. Ci univano tantissime cose, la principale, anche se ora sembrerà la più frivola, era il tifo per la gloriosa squadra granata. Lui era come me, patito».