Gazzetta di Reggio

L'evento

Modena, via al Motor Valley Fest: «Il futuro abita qui»

di Giovanni Medici
Modena, via al Motor Valley Fest: «Il futuro abita qui»<br type="_moz" />

Intelligenza artificiale e mobilità sostenibile al primo posto nel convegno inaugurale con Ducati, Pagani, Maserati e Dallara. E il sindaco Muzzarelli attiva i legali contro i cinesi per l’auto “Modena”

03 maggio 2024
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MODENA. Non basta fare le auto e le moto più belle e più veloci. Bisogna puntare sempre sull’innovazione, che vuol dire digitalizzazione, mobilità green, Intelligenza Artificiale, nuovi carburanti e materiali. E sostenibilità. Un’auto Dallara, che con un pilota di F1 ci mette oggi solo 9 secondi in meno di una a guida autonoma a percorrere il circuito di Abu Dhabi, di quanto tempo avrà bisogno perché sia l’Intelligenza Artificiale a battere l’uomo? E quando il lino e la seta saranno concorrenziali con il carbonio per realizzare la carrozzeria di una supercar? Le sfide per la nostra Motor Valley sono il pane quotidiano per le aziende che ne fanno parte e che sono ai vertici dell’automotive mondiale.

IL CONVEGNO INAUGURALE

D’altronde la meccanica, la meccatronica e i motori – ha ricordato ieri aprendo il convegno inaugurale del Motor Valley Fest al Teatro Pavarotti-Freni il presidente della Regione Stefano Bonaccini - «sono la principale voce dell’export dell’Emilia-Romagna, un patrimonio che vale circa 90 mila posti di lavoro tra diretti e indiretti. Nonostante l’alluvione la nostra regione nel 2023 ha registrato un nuovo record di esportazioni nel mondo e ha superato gli 85 miliardi. Lo dico al ministro Urso: che abbia a cuore l’Emilia-Romagna perché se si ferma si ferma una parte del Paese: 19.200 euro a testa di quota procapite di export sono 2.300 euro a testa più di ogni veneto e 3.000 più di ogni lombardo. Qui c’è un patrimonio che abbiamo saputo insieme a coltivare e a far crescere”.

LA MOBILITÀ EMOZIONALE

Un concetto è stato ripetuto molte volte ieri sul palco del Pavarotti-Freni nel corso della tavola rotonda con i manager di sette dei brand più noti della Motor Valley, quello di mobilità emozionale, emotional mobility. «Facciamo veicoli inutili ma fighissimi. E oggi la differenza la fa non solo l’innovazione ma quale direzione prende – ha detto Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati – e in quali tempi la rendiamo disponibile su un prodotto che trasmetta passione». «Facciamo auto inutili ma che ti accendono il fuoco dentro – gli ha fatto eco Cristopher Pagani dell’omonima factory di San Cesario – Noi non stiamo pensando all’elettrico, il nostro cliente non ce lo chiede, ma dal 2018 abbiamo cominciato comunque a studiarlo con interesse».

Maserati invece ha già una gamma tutta declinata all’elettrico con la sua linea Folgore e Lamborghini l’avrà entro fine anno «ma l’importante è garantire al cliente la scelta tra un’auto con motore endotermico e una con motore ‘alla spina», ha detto Giovanni Perosino di Maserati mentre Andrea Pontremoli, amministratrore delegato di Dallara, ha raccontato come l’innovazione in questi 50 anni abbia significato ad esempio un aumento delle prestazioni del 40% grazie agli studi aerodinamici. «Il problema che nello stesso periodo le auto sono aumentate in superficie del 40% perché le vogliamo più comode. Il tema della sostenibilità è quello cardine e la stessa Intelligenza Artificiale cambierà il nostro modo di pensare la vettura».

LA CINA E L'AUTO "MODENA"

E la Cina? Al sindaco Muzzarelli che si è detto «molto arrabbiato» per il fatto che Xiaomi abbia deciso di chiamare una sua auto Modena («abbiamo attivato una verifica con l’ufficio legale del Comune – ha detto - per difenderci da tutto questo») si contrappongono i costruttori della Motor Valley che si trovano oggi alle prese con una contrazione degli ordini asiatici. Non avranno mai il valore simbolico dei nostri brand storici ma i produttori cinesi possono contare su tanti vantaggi competitivi.

«Come presidente della Motorvehicle University of Emilia Romagna, Muner, mi fa pensare il fatto che noi da soli sforniamo il 18% degli ingegneri elettrici italiani – ha richiamato Pontremoli – C’è una difficoltà culturale».