Il processo Pesci si è aperto con i boss in videoconferenza
BRESCIA. Prima udienza del processo “Pesci” a Brescia chiamato a far luce sulle scorribande del clan Grande Aracri sulla sponda mantovana. Sedici gli imputati di questo processo che si snoda quasi in...
BRESCIA. Prima udienza del processo “Pesci” a Brescia chiamato a far luce sulle scorribande del clan Grande Aracri sulla sponda mantovana. Sedici gli imputati di questo processo che si snoda quasi in parallelo con quello che si è aperto nei giorni scorsi nell’aula speciale del Tribunale di Reggio e con quello che è alle battute conclusive in Corte d’appello a Bologna, dove sono in corso i riti abbreviati dell processo Aemilia.
E proprio sulle profonde connessioni con il processo Aemilia hanno insistito ieri, nella prima udienza, gli avvocati di parte civile: «Il processo Pesci - ha detto il legale di Libera - come il processo Aemilia a Reggio è un punto fermo per prendere coscienza e affrontare il problema delle infiltrazioni della’ndrangheta in aree da sempre ritenute immuni».
Dei sedici imputanti, soltanto due erano fisicamente in aula ieri mattina. Giuseppe Loprete, il muratore di Mesoraca trapiantato 14 anni fa a Cerese, ritenuto uno dei bracci duri del boss Nicolino, addetto all'organizzazione delle riunioni tra compari, e Deanna Bignardi, lady Rocca da Borgo Virgilio che sorride al suono della voce del marito in audioconferenza. Antonio Rocca, ritenuto il luogotenente del boss per il Mantovano, è in cella a Novara. Da Opera è collegato il boss Grande Aracri, mentre Salvatore Muto e Vito Floro ascoltano da due salette in via Burla, a Parma, il secondo oggi monco dell'avvocato. Risponde al telefono dall'ospedale San Paolo di Milano invece Antonio Gualtieri, ufficialmente detenuto a Opera. E' lui il primo intoppo dell'udienza: perché i documenti che provano il suo ricovero non sono arrivati.
Nel processo sono poi imputati anche altri volti notissimi a Reggio. anche loro assenti alla prima udienza. Stiamo parlando del pregiudicato Antonio Muto (anch’egli imputato in Aemilia) e dell’ex parlamentare Dc Franco Bonferroni, imputato insieme al suo storico braccio destro Tarcisio Zobbi, già consigliere regionale della Dc, chiamati in causa nell'affare Lagocastello che coinvolge tra gli altri anche l'ex sindaco di Mantova Nicola Sodano, Attilio Fanini, Pasquale De Lise e Luigi Grillo.
E’ questo l’unico filone dell’inchiesta in cui gli enti locali mantovani si sono costituiti parte civile al processo, astenendosi invece dal farlo per il resto dei capi d’imputazione.
Un particolare che è stato sottolineato dagli stessi legali di parte civile: «Per le istituzioni mantovane è un'occasione persa. Speravo con tutto il cuore che ci fossero. E' una grande delusione» ha detto nel suo intervento l’avvocato Enza Rando, legale di Libera: "Libera, a livello nazionale, e non solo locale, ha riconosciuto l'importanza e la specificità di questo processo.Noi siamo qui, a metterci faccia e nomi. A chiedere risposte».