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Delitto Dragone, 30 anni a Grande Aracri: «Fu lui il mandante»

di Tiziano Soresina
Delitto Dragone, 30 anni a Grande Aracri: «Fu lui il mandante»

Processo Kyterion: per il gup di Catanzaro Nicolino “mano di gomma” ordinò l’omicidio del procedente capoclan Dragone. Per Diletto, Lamanna e Villirillo 6 anni e 4 mesi

06 novembre 2016
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CATANZARO  La scorsa settimana si era chiusa la fase dibattimentale e ieri nel tardo pomeriggio il gup Carlo Saverio Ferraro è uscito dall’aula del tribunale di Catanzaro con le sentenze di primo grado sull’operazione Kyterion e specificatamente per quella trentina di imputati che hanno optato per il rito abbreviato.

E la condanna più pesante è stata inflitta al boss Nicolino Grande Aracri: trent’anni di reclusione perché ritenuto il mandante nel 2004 dell’omicidio – a Cutro – del capoclan rivale Antonio Dragone. Per il boss 57enne i pm antimafia Vincenzo Capomolla e Domenico Guarascio avevano chiesto l’ergastolo.

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Ventiquattro anni di carcere per il fratello del boss, cioè Ernesto Grande Aracri, pure lui valutato come mandante del delitto di mafia di 12 anni fa. Stessa pena per Angelo Greco, come esecutore materiale di quel delitto eccellente.

Tutte condannate a 6 anni e 4 mesi di reclusione altre tre persone ben note alle cronache reggiane: Alfonso Diletto, Francesco Lamanna e Romolo Villirillo. Tre gli assolti: Dario Cristofaro, Luigi Martino e Carmine Riillo.

L'inchiesta, condotta dai pm Vincenzo Capomolla e Domenico Guarascio con il coordinamento del procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, ha rivelato gli affari delle cosche cutresi: dal business degli impianti eolici, ai villaggi turistici ma anche il tentativo di infiltrarsi nei lavori per la ricostruzione dopo il terremoto che ha colpito l'Emilia.

L'inchiesta si innesta nel più ampio quadro delle indagini sulla cosca cutrese, al centro anche del processo Aemilia e dell'inchiesta Pesci della Dda di Brescia. Kyterion è poi appodata anche a un filone bis. Le indagini dei carabinieri hanno consentito di far luce sulle attività intimidatorie e predatorie del clan: ne esce un ritratto imponente, una struttura criminale che aveva esteso la propria influenza sulle province di Crotone, Cosenza (basso Ionio), Catanzaro, Vibo Valentia (alto tirrenico), Roma, Emilia e Lombardia.

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L'inchiesta ricostruisce fasi salienti anche dell'agguato mortale a Cutro che segnò la fine del boss Antonio Dragone e della sua cosca, ma parallelamente lanciò l'ascesa - con il sangue - del clan emergente dei Grande Aracri. Ed emergono particolari crudi, perché il boss rivale fu al centro di una vera e propria esecuzione. Per l'operazione Kyterion a conclusione delle indagini gli indagati diventarono 52. Di questi vennero rinviati a giudizio 46 persone e ben 30 di loro hanno chiesto il processo in rito abbreviato. I 30 imputati che si sono sottoposti al processo con rito abbreviato sono stati accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, violazioni di leggi in materia di armi, omicidio, ricettazione, estorsioni, danneggiamenti, turbata libertà degli incanti, intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza mediante violenza o minaccia, usura, rapina; tutte condotte aggravate dall'aver agito con metodi mafiosi.

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