Gazzetta di Reggio

Reggio

«A Grande Aracri ho solo offerto da bere» 

«A Grande Aracri ho solo offerto da bere» 

Giuseppe Iaquinta parla della celebre foto con il boss: «Nulla di male, tutti si fermano a casa mia»

17 maggio 2017
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REGGIO EMILIA. Giuseppe Iaquinta, costruttore edile di lungo corso a Reggio Emilia, accusato di associazione a delinquere nel processo Aemilia, lancia a sua volta strali per allontanare da sé l’ombra della ’ndrangheta. «Io ho sempre lavorato da solo, per me stesso» ha detto ieri ai pm e ribadito poi durante il contro esame del suo avvocato, Carlo Taormina, relegando i rapporti con altri imputati del processo – come Pasquale Brescia – a semplici contatti legati alla buona tavola. «Non parlavamo di fatti personali. Noi andavamo a mangiare, eravamo come i quattro amici al bar di Tognazzi». Solo conoscenze, quindi, come quelle con Romolo Villirillo («Lo conoscevo perché era figlio del fotografo di paese»), Antonio Gualtieri («Lo chiamavano Giorgio Armani, andava via con una Lamborghini. Lo conoscevo da ragazzo»). Poi gli aneddoti: tanti e ben nutriti di particolari. «Una volta abbiamo mangiato con dei carabinieri al maneggio di Brescia a Reggio. Erano venuti in due con la macchina da carabinieri, poi sono andati via e sono tornati in borghese. Abbiamo mangiato faccia a faccia ma poi ci hanno fermato una volta fuori. Lì è intervenuto Alfonso Paolini».
Sopra tutti, però, c’è il rapporto con il boss Nicolino Grande Aracri. «Erano 25 anni che non lo vedevo perché lui ha avuto i suoi problemi – racconta Iaquinta dal banco degli imputati –. Un anno vado giù in Calabria e siccome mio nipote Gaetano Belfiore, figlio di mia sorella, si è fidanzato con la figlia di Grande Aracri, siamo andati a trovarli. Volevo conoscere la fidanzata. Io e Grande Aracri ci conosciamo da quando eravamo piccolini: andavamo alla stessa scuola. L’ho rivisto poi nel 2011». Sotto la lente anche le famose celebrazioni. «Sì, sono stato al matrimonio della prima figlia di Grande Aracri, sempre nel 2011. Ci sarà stato un motivo per il quale lui era lì, avrà scontato la sua pena. Mi hanno invitato al matrimonio perché sono il primogenito della mia famiglia. Da noi le persone ancora si rispettano. Quando c’è una comunione, un matrimonio, un battesimo, da noi abbiamo ancora il senso dell’umanità». Poi la famosa foto di Grande Aracri nella casa al mare di Iaquinta a Porto Kaleo: «Ma qualsiasi persona che passa di lì e che conosco viene a bersi una cosa da me. Cosa c’è di male?». (e.l.t.)