Gazzetta di Reggio

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delitto IN SUDAMERICA 

Pagò un killer per fare uccidere il marito Ricercata in Ecuador e catturata a Reggio

Ambra Prati
Pagò un killer per fare uccidere il marito Ricercata in Ecuador e catturata a Reggio

La donna, 47 anni, è stata fermata dalla polizia l’altra notte a Mancasale ed è finita in manette per omicidio premeditato 

21 marzo 2019
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D’intesa con l’amante, ha assoldato un killer per uccidere il marito, freddato davanti al figlio, rendendosi irreperibile. La polizia dell’Ecuador, che cercava la responsabile dell’efferato delitto avvenuto sette anni fa in patria, non poteva immaginare che la latitante riapparisse come per incanto a Reggio Emilia, a Mancasale, durante un controllo di routine. Né lo poteva immaginare l’attuale marito italiano che, ignaro di aver avuto uno sventurato predecessore, quando i poliziotti delle Volanti gli hanno riferito il motivo dell’arresto della moglie ha avuto un mancamento. Herlinda Elvira Manobanda Alvarez, 47 anni, è finita in manette per omicidio premeditato.

LA SCOPERTA

Tra lunedì e martedì scorso, alle 2 di notte durante un giro di perlustrazione nella zona industriale di Mancasale, una pattuglia delle Volanti vede camminare una coppia. Insospettiti dalla circostanza strana, in un’area a quell’ora deserta, gli uomini del dirigente Carlo Maria Basile decidono di controllare i due e di identificarli. Dai primi istanti la donna, una cittadina dell’Ecuador, ha mostrato un atteggiamento sospettoso e nervoso.

Dai documenti d’identità, passati alla disamina della banca dati, ecco la sorpresa: il marito 43enne è risultato senza macchie, mentre la moglie 47enne era destinataria di un mandato di cattura internazionale emesso dall’Interpol, per il reato di omicidio. A quel punto entrambi sono stati portati in questura, per gli accertamenti proseguiti fino all’alba.

Difatti è stato necessario rilevare le impronte digitali della donna; avuta la certezza che non si trattasse di un’omonimia, i poliziotti – come prevede la procedura in questi casi – hanno dovuto prima contattare la Direzione centrale di polizia criminale presso il ministero dell’Interno a Roma, poi dialogare con la centrale operativa (attiva 24 ore su 24) dell’Interpol, che per l’Europa ha sede a Lione, in Francia. È così emersa l’incredibile vicenda, accaduta nel giorno di Capodanno, sei anni fa, lungo una stradina polverosa della nazione a cavallo dell’equatore.

IL DELITTO

Il 31 dicembre 2012 Jairo Simòn Zambrano Azua, marito di Elvira, è al volante di un furgone Ford F-150 nella zona di El Empalme, provincia di Guyas, nel centro-sud dell’Ecuador. Nell’abitacolo insieme all’uomo siedono due bambini: il figlio e un nipote, testimoni involontari di quanto accadrà di lì a pochi minuti. All’improvviso il furgone incrocia un’auto, dalla quale partono diversi colpi di pistola, che uccidono Zambrano all’istante. Nel Paese sudamericano partono le indagini, che ben presto arrivano a una soluzione del caso: la colpevole è la moglie Elvira che, in complicità con un uomo con il quale aveva una relazione sentimentale, ha assoldato un sicario per sbarazzarsi del padre di suo figlio, con quest’ultimo che per caso ha assistito alla brutale scena. Il prezzo pattuito tra la mantide e il killer è di 30mila dollari, circa 26mila euro: somma modesta in Italia, ma un patrimonio in Ecuador, dove non è difficile scovare gente disposta a tutto per denaro.

Conclusa l’indagine, l’iter giudiziario segue il suo corso: viste le prove schiaccianti, al termine del processo i giudici condannano Elvira a 25 anni di carcere e la sentenza viene emessa nel 2015.

Nel frattempo però, più veloce della giustizia, la colpevole è sparita e risulta introvabile; con tutta probabilità è fuggita all’estero. Nel 2017 agli inquirenti locali non resta che emettere un mandato di cattura internazionale. In seguito si è accertato che quasi subito dopo il delitto l’assassina è espatriata in Italia, dove ha ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro.

Tre anni fa si è perfino sposata con un commerciante genovese di 43 anni: la coppia è residente a Milano, ma domiciliata in provincia di Savona, dove il coniuge possiede un’abitazione.

“LO SAPEVO”

Il marito italiano, risultato totalmente estraneo, era all’oscuro del passato burrascoso di Elvira. Tanto che in questura, quando ha appreso che colei con la quale condivideva il talamo e la quotidianità era in realtà una pericolosa assassina, è stato colto da malore; consolato dagli agenti, è stato poi rilasciato. L’uomo ha dichiarato di trovarsi a Reggio Emilia di passaggio, in viaggio verso un’altra destinazione. Elvira, invece, non si è scomposta né stupita. «Lo sapevo», si è limitata a dichiarare l’arrestata, confermando di essere lei la ricercata in mezzo mondo: sapeva che prima o poi l’avrebbero trovata. Ora è stato avviato l’iter per l’estradizione nel Paese d’origine. —

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