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Via il Tricolore dal Mapei Stadium. I tifosi: «Difenderemo noi la città»

Evaristo Sparvieri
Via il Tricolore dal Mapei Stadium. I tifosi: «Difenderemo noi la città»

Ultras inferociti per la scelta del Sassuolo di rimuovere il disegno della bandiera «L’ultimo baluardo di reggianità. Meriteremmo di avere uno stadio nostro»

27 marzo 2023
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Reggio Emilia «L’ultimo simbolo di quello che abbiamo fatto, l’ultimo baluardo di reggianità di un’opera messa in piedi grazie al nostro amore verso la Reggiana e verso la nostra città sta per cadere e a noi reggiani non viene nemmeno lasciato intendere da cosa verrà sostituito». E poi: «Consapevoli che come sempre saremo noi e solo noi, a provare a difendere l’orgoglio della nostra squadra, della nostra città». C’è anche chi invita a pensare alle ultime decisive gare per la corsa alla B, rimandando la discussione alla fine del campionato. Ma fra la tifoseria granata è caldissimo il malumore per l’ultima mossa del Sassuolo calcio, proprietario dello stadio: rimuovere il grande dipinto che raffigura il Tricolore e sostituirlo con un’opera commissionata all’illustratrice reggiana Olimpia Zagnoli, che sarà presentata in futuro in una conferenza stampa.

Una voce che corre da qualche giorno fra i tifosi granata, che avrebbero scritto anche una lettera di lamentele all’assessore allo Sport del Comune, Raffaella Curioni, chiedendo chiarimenti su quanto stesse avvenendo. Gli stessi tifosi che ieri, sulle pagine Facebook dei Gradoni Granata e del Gruppo Vandelli, hanno espresso la propria contrarietà a questa iniziativa neroverde: per i granata quel Tricolore rappresenta un simbolo della città in cui è nata la prima bandiera e della stessa tifoseria della Reggiana, sebbene «poco, quasi nulla ormai di quanto noi granata meriteremmo di avere: è una foto su un muro che ricorda il nome del nostro stadio “Reggio Emilia-Città del Tricolore”».

La decisione di sostituire il Tricolore con un’altra opera, ha contribuito a riaprire una ferita mai del tutto rimarginata per i tifosi della Reggiana, da quando l’ex patron del Sassuolo e della Mapei, Giorgio Squinzi, rilevò l’impianto costruito e realizzato nel 1995, all’epoca di Franco Dal Cin, proprio grazie a un’avanguardistica forma di autofinanziamento della tifoseria, attraverso la sottoscrizione di abbonamenti pluriennali da parte dei tifosi per 5 miliardi di lire su un investimento complessivo di 28 miliardi di lire.

L’acquisizione del Sassuolo arrivò poi nel 2013, sull’onda lunga delle ceneri della Reggiana targata Ernesto Foglia, nel 2005. Con il Sassuolo padrone di casa, l’ex stadio Giglio ed ex Città del Tricolore è diventato Mapei Stadium-Città del Tricolore: l’impianto ha assunto il nome della società del patron Squinzi e si è trasformato nella casa neroverde, nella quale la Reggiana si trova tuttora in affitto.

Secondo quanto trapela, oltre alla sostituzione del Tricolore nel progetto del Sassuolo è previsto anche l’inserimento di diverse bandiere nell’impianto. E, stando sempre a quanto trapela, la scritta “Città del Tricolore” resterebbe comunque visibile.

«Meriteremmo uno stadio nostro – continuano i Gradoni Granata e il gruppo Vandelli – avremmo meritato una politica che avesse cercato di coinvolgere forze imprenditoriali sane, che avessero dato lustro alla nostra squadra e alla nostra città e di pari passo allo stadio che avevamo contribuito a creare». Per i granata, «a nessun tifoso al mondo, neanche al nostro peggior nemico avremmo invece augurato di avere una classe politica che spalanca le porte a una multinazionale per promuove il suo prodotto nella nostra provincia provando a conquistare il mercato. Avremmo voluto vedere qualcuno alzare la mano e schierarsi dalla nostra parte, la parte della Reggiana, la parte di Reggio Emilia. Lo avremmo tanto desiderato allora e proviamo a chiederlo anche oggi, consapevoli che ormai lo stadio è loro. Consapevoli che muoversi contro i potenti può portare a conseguenze». l