Gazzetta di Reggio

Reggio

Il processo

Reggio Emilia, condanna definitiva a 12 anni per Gino Renato per il tentato omicidio di Vito Lombardo

Serena Arbizzi
Reggio Emilia, condanna definitiva a 12 anni per Gino Renato per il tentato omicidio di Vito Lombardo

La sentenza della Corte di Cassazione dopo un processo durato quasi quattordici anni. La figlia del costruttore, nel frattempo deceduto: «Finalmente abbiamo verità e giustizia»

30 maggio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Prima era stato dichiarato colpevole, poi innocente. In seguito la Cassazione aveva rinviato il caso in Appello ed era stata emessa la condanna. Verdetto confermato ieri in via definitiva dalla suprema corte dopo cinque passaggi nelle aule giudiziarie. Si è concluso con una condanna a 12 anni a carico di Gino Renato, il procedimento giudiziario per il tentato omicidio del costruttore Vito Lombardo, i cui famigliari si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Francesco Antonio Maisano del Foro di Bologna. Il fatto si verificò a Coviolo, il 23 novembre 2010. L’imprenditore di origine calabrese venne ferito a colpi di arma da fuoco, davanti a casa.

L’imputato Gino Renato, compaesano di Lombardo e anch’egli attivo nel settore edile, oggi ottantenne, era stato condannato in Appello, nel marzo dello scorso anno, a 12 anni e due mesi di reclusione, dopo un lungo iter giudiziario. A Renato, assistito dagli avvocati Noris Bucchi e Luigi Colacino, era stata inflitta una condanna in primo grado  dal tribunale di Reggio Emilia.

La sentenza era stata impugnata dai difensori e la Corte d’Appello di Bologna aveva deciso l’assoluzione, nel 2019. La procura generale e l’avvocato dei famigliari di Lombardo, nel frattempo deceduto per motivi di salute, hanno presentato ricorso in Cassazione, che restituì gli atti alla Corte d’appello che condannò Renato a 12 anni e due mesi.

Ieri mattina, si è svolta la discussione davanti alla suprema corte, quinta sezione penale, presieduta dal giudice Enrico Scarlini, relatrice Daniela Bifulco, durante la quale il sostituto procuratore generale, così come l’avvocato Maisano per la parte civile, ha chiesto il rigetto del ricorso, mentre i difensori hanno chiesto l’annullamento della sentenza di appello.

La Cassazione ha confermato la condanna per tentato omicidio riducendola di due mesi per i reati minori in materia di armi, prescritti.

«Papà ha affidato alla giustizia, unico mezzo etico e civile, la verità da subito e ha continuato con fiducia a proteggere i suoi diritti – spiega in modo accorato Francesca Lombardo, figlia di Vito Lombardo – Verità che gli è finalmente stata riconosciuta anche se con iter processuale lungo e delicato: ben 14 anni. A lui va il merito di aver rappresentato l’esempio di buon cittadino, ottimo padre di famiglia e lavoratore. Le figlie e la moglie si stringono con amore orgogliose di lui, ringraziano la parte sana di tutti, dagli organi di stampa, istituzioni, forze dell’ordine, magistrati, l’avvocato Maisano, e ogni lavoratore onesto. È stato un lavoro di squadra ferreo che ha dato la possibilità con tanto impegno di dare luce a questo orribile vicenda. L’augurio è quello di vivere in una società sempre più attenta e consapevole». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA