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Saviano rinuncia a Reggio Emilia: «Troppi gli attacchi dal Governo»

Gabriele Farina
Saviano rinuncia a Reggio Emilia: «Troppi gli attacchi dal Governo»

Il giornalista e scrittore era atteso domenica 27 e lunedì 28 novembre: «Cinque azioni contro di me dai ministri e il processo con la presidente Meloni»

23 novembre 2022
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Reggio Emilia Roberto Saviano non sarà ospite al teatro Valli domenica e 27 e lunedì 28 novembre.

Il giornalista e scrittore era stato invitato dalla fondazione I Teatri per presentare il libro “Solo è il coraggio” sul magistrato palermitano Giovanni Falcone per la rassegna Finalmente domenica.

Da oltre quindici anni Saviano vive sotto scorta e non è nuovo alle aule di tribunale. Stavolta è lui a doversi difendere dalle accuse di diffamazione, sollevate dal premier Giorgia Meloni.

Cos’è successo? Il 3 dicembre 2020 lo scrittore era intervenuto in studio a una puntata di Piazzapulita su La7. Si parla di immigrazione e del caso della nave della Ong Open Arms. Nella puntata il giornalista apostrofa i segretari di Lega (Salvini) e Fratelli d’Italia (Meloni) con l’appellativo di «bastardi».

Meloni replica chiamandolo «odiatore seriale», autore di un «disgustoso sciacallaggio» e annunciando di aver «dato mandato per procedere legalmente contro le diffamanti e vergognose parole di Roberto Saviano».

Il processo s’è aperto martedì 15 novembre a Roma. A ricordarlo è il giornalista in una lettera indirizzata alla fondazione reggiana.

«Per me questa è una fase difficile – scrive Saviano –, portato a processo da tre ministri di questo Governo: la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano».

Le figure richiamate tornano poco dopo. «Il ministro della Cultura mi ha poi minacciato nuovamente, di altro processo, per le critiche rivolte recentemente a lui – aggiunge lo scrittore –; Salvini invece si è costituito, a sostegno di Giorgia Meloni, parte civile nel processo a mio carico. Ben cinque le azioni giudiziarie pendenti da parte di ministri di questo governo. Chiunque, al mio posto, ne sarebbe paralizzato».

Il dibattito ha attraversato i confini nazionali. Con lo scrittore si è schierato il giornale britannico The Guardian. «Lo spettacolo dei politici più potenti italiani che formano una gang per bullizzare uno scrittore in questo modo è indegno per uno Stato fondatore dell’Unione europea», l’editoriale di domenica 20 novembre.

«Evidentemente il quotidiano britannico vuole far passare per martire uno scrittore che non ci ha pensato due volte nel ricorrere all'utilizzo di parole durissime e che vanno sul piano personale», la replica apparsa ieri sulle colonne de Il Giornale.

Il giornalista si dice preoccupato e teme vendette. «Sento la solidarietà di chi mi legge, di chi sostiene le idee che esprimo e di alcuni dei miei colleghi, i più coraggiosi (pochi, tra gli scrittori, lo sono) – aggiunge Saviano –. La sento e ne sono preoccupato, perché temo seriamente che chi mi è vicino sia oggetto di vendette trasversali. Non voglio certo votarmi alla solitudine, ma sento di dover proteggere chi non ha scelto il mio percorso, ma desidera starmi accanto».

Di conseguenza, il giornalista decide di far un passo indietro, rinunciando anche alle tappe reggiane. «Mi trovo, quindi, a dover annullare gli incontri che avevamo organizzato – motiva Saviano –. Rinuncio, in queste settimane di attacchi continui, per timore di esporvi, di esporre chi mi ospita: responsabilità, questa, che sento gravosissima. E la sento tanto più perché vedo la lontananza siderale di chi, da posizioni di forza, potrebbe schierarsi, esprimere un’opinione e invece tace. Rinuncio adesso perché vivere in queste settimane occasioni pubbliche, per me, è difficile. L’esposizione fisica preoccupa me e chi mi sta attorno perché l’odio è tangibile e non esiste alcuno scudo: chi dovrebbe difendere spazi di libertà e democrazia è impegnato a nascondere le macerie di un percorso politico, culturale e intellettuale che non ha saputo creare ponti, ma solo disgregazione».

Il giornalista riceve il sostegno della Federazione europea dei giornalisti e del Centro europeo per la libertà della stampa e dei media.

«Avevamo invitato Roberto Saviano a parlare e discutere di quella memoria che, nel caso di Giovanni Falcone, vorremmo senza indugio condivisa e pubblica – commenta il direttore della fondazione reggiana, Paolo Cantù –. Ci dispiace che l’attualità politica abbia preso il sopravvento e stiamo già cercando una data alternativa, il prima possibile, per riuscire ad avere Roberto Saviano con noi, per continuare ad esercitare fino in fondo la nostra funzione di spazio e presidio pubblico di pensiero e dialogo».