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Ruba l’elettricità per il papà malato Il giudice dichiara la non punibilità

Ambra Prati
Ruba l’elettricità per il papà malato Il giudice dichiara la non punibilità

Nessuna conseguenza per il 43enne accusato di furto aggravato

28 novembre 2022
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Brescello Ha rubato l’energia elettrica e ha pure ammesso la manomissione del contatore, ma aveva un buon motivo: non poteva lasciare al buio l’anziano padre malato. Il giudice si è dimostrato comprensivo, emettendo una sentenza di non punibilità per tenuità del fatto.

La vicenda risale a un’epoca anteriore al 19 febbraio 2017, quando il caro bollette era una parola ancora sconosciuta agli italiani. In quella data, in seguito a un controllo, i tecnici hanno appurato che l’allacciamento abusivo al cavo Enel e il 43enne, residente a Brescello, è finito alla sbarra per il reato di furto aggravato «perché, al fine di trarne ingiusto profitto, si impossessava dell’energia elettrica sottraendola al distributore Iren Mercato Spa». Il titolare del contratto, che ne aveva richiesto l’attivazione nel 2015, ha asportato il contatore e «utilizzando due cavi in rame, realizzava un bypass allacciando l’abitazione a lui occupata all’ingresso della rete di distribuzione».

Ascoltato dai carabinieri, il 43enne non si è sottratto alle sue responsabilità. Alla domanda se era stato lui materialmente a modificare il contatore, l’uomo ha risposto: «Confermo di essere stato materialmente l’esecutore della manomissione, non ricordo quando ma ho fatto la manomissione. Riferisco di aver commesso il fatto poiché mio padre, avendo problemi di salute, non poteva stare senza energia». L’avvocato difensore Marco Dallari ha inoltre evidenziato i gravi problemi economici del suo assistito, che lo avevano spinto a commettere lo sbaglio.

La sentenza del giudice Stefano Catellani ha messo nero su bianco che «quanto appreso in dibattimento, mediante la testimonianza di un dipendente Enel, ha evidenziato la prova. Siccome il contatore dell’energia elettrica era stato piombato dall’azienda erogatrice, l’uomo aveva raccordato i fili direttamente al cavo Enel, in modo da portare l’energia nell’abitazione che aveva in uso. Gli accertatori hanno constatato, durante il sopralluogo, che vi era prelevamento di energia».

Da parte sua «l’imputato aveva giustificato il prelievo con le precarie condizioni di salute del padre», tanto che per questi problemi «la stessa Enel aveva poco dopo ripreso ad erogare energia elettrica all’imputato». In conclusione «il fatto è pacifico. L’unico soggetto che poteva trarre vantaggio dalla manomissione dell’impianto era proprio l’imputato», che ha alle spalle «vecchi decreti penali ormai estinti». Tuttavia «il fatto può essere considerato tenue; il valore della sottrazione non è stato contestato, quindi è modesto; la condotta è altrettanto modesta». Risultato: non punibile il 43enne, che ne esce senza conseguenze. Ma non è un’assoluzione con formula piena, perciò l’avvocato Dallari annuncia che farà ricorso. l