Gazzetta di Reggio

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La commemorazione

Don e imam pregano per Ali, ucciso a 18 anni in stazione a Reggio Emilia

Serena Arbizzi
Don e imam pregano per Ali, ucciso a 18 anni in stazione a Reggio Emilia

Due momenti di raccoglimento per la vittima: «Proteggiamo questi ragazzi». Diletto, volontaria della “Nuova luce”: «Siamo tutti figli dello stesso dolore»

05 giugno 2023
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Reggio Emilia «Siamo costernati per la morte di questo ragazzo, ucciso quando aveva tutta la vita e il futuro davanti a sè. Fatti come questo non si ripetano mai più».

Una preghiera all’unisono, tra i massimi esponenti della religione cattolica, don Emanuele Benatti, e islamica, imam Ouargziz Abdelkrim, divenuta laica per la partecipazione di numerosi cittadini e volontari che, fra le lacrime, hanno ricordato Mohamed Thabet Ali, il 18enne ucciso nella notte fra martedì e mercoledì, accanto al primo binario della stazione.

Due sono stati i momenti organizzati rispettivamente dall’associazione “La nuova luce”, presieduta da Maria Diletto, che porta i pasti ai senzatetto della stazione. Mohamed Thabet Ali aveva cenato insieme ai volontari, poche ore prima di essere ammazzato, e dall’associazione dei tunisini reggiani “Il dialogo”.

I volontari dell’associazione, insieme ai senzatetto, hanno affisso volantini con la foto di Mohamed Thabet alle pareti della stazione e, in piazzale Marconi, hanno creato un altare con fiori e candele, poste dai partecipanti per onorare la memoria del 18enne. Un altare intorno al quale si è sprigionato un rito collettivo, al quale hanno preso parte tanti ragazzi ospiti di comunità, per i quali si invoca un futuro degno di questo nome.

«Mohamed veniva in moschea, si prendeva il caffè, si tagliava i capelli: cerchiamo di aiutare per quanto possibile questi ragazzi – spiega l’imam Ouargziz Abdelkrim, in Italia da 37 anni, responsabile della comunità islamica Assalam, in piazzale Marconi insieme a Hilal Younnes, altro referente della comunità islamica –. Lo includevamo: quando preparavamo da mangiare chiamiamo tutti. Sappiamo che vengono qui per migliorare il loro futuro. La nostra responsabilità è proteggere altri ragazzi: ed è un compito che riguarda tutti, dalla comunità islamica, agli ebrei, ai cristiani. Questo ragazzo era venuto qui per la libertà: a Reggio Emilia ha trovato la sorella Maria (Diletto, ndr) che gli offriva i pasti alla stazione. Dobbiamo evitare che nascano situazioni in cui ci si fa del male l’un l’altro. Quello che è successo è un crimine non accettabile – conclude l’imam –. Presentiamo le condoglianze da parte di tutta la comunità islamica».

Dal piazzale della stazione si alza una preghiera sulle note di un canto religioso arabo, che lascia il passo a don Emanuele Benatti, anch’egli tra i volontari che portano i pasti ai senzatetto. «Siamo qui come credenti e come cittadini – aggiunge il prete –: il nostro impegno è far sì che questa terra viva nel rispetto delle culture e della solidarietà. E nella volontà di camminare insieme. Anche un abbraccio è un mezzo miracolo. Anche una lacrima è un dono che possiamo offrire».

Maria Diletto aggiunge che «il momento di preghiera è stato organizzato pensando con il cuore alla mamma e alla famiglia di Mohamed, il cui dolore è implacabile. Per questi ragazzi il ritorno in patria è una festa. La famiglia di Mohamed, invece, non lo rivedrà più. Siano tutti figli dello stesso dolore».

Durante il momento di raccoglimento dell’associazione “Il dialogo”, ha raccontato con il cuore in mano la propria testimonianza Makret Thabet, zio di Mohamed. Vi hanno preso parte anche il sindaco Luca Vecchi, il segretario provinciale del Pd, Massimo Gazza, e il sindaco di Rubiera, Emanuele Cavallaro. «Ricordiamo Mohamed, riflettiamo su questo tragico evento perché non si ripeta – rimarca il referente dell’associazione, Mohamed Messaoud –. Così come non si deve abbandonare a se stesso un 18enne». l