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Terrore nella villa di Aleotti: «In balìa di tre banditi armati di pistola»

Serena Arbizzi
Terrore nella villa di Aleotti: «In balìa di tre banditi armati di pistola»

Reggio Emilia: i rapinatori irrompono a metà pomeriggio nella casa dell’imprenditore. Bottino di svariati gioielli per 70mila euro e tanta paura

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Reggio Emilia «Le pistole e un piede di porco puntati contro, impugnati da tre banditi che li hanno obbligati a consegnare gioielli per un valore di decine di migliaia di euro. Non siamo più tranquilli come prima nel ritornare a casa nostra».

È stata un’ora di autentico terrore, quella vissuta dall’imprenditore Christian Aleotti, dalla sua compagna e dal personal trainer, domenica pomeriggio.

Erano le 18 quando una banda composta da cinque malviventi, tre dei quali sono entrati, mentre due li attendevano in auto a fare da “pali” ha fatto irruzione nella villa nel quartiere Gattalupa dove abita Stefano Aleotti, conosciutissimo imprenditore alla guida di “Ruote da sogno”, prendendo di mira il figlio e la compagna. Per poco, lo stesso patron di “Ruote da sogno” non si è trovato faccia a faccia con i malviventi, dal momento che stava facendo ritorno a casa proprio mentre i banditi si trovavano nella sua abitazione, ma l’autostrada chiusa ha provocato un ritardo nel viaggio di ritorno.

A raccontare la paura vissuta da Christian e dalla sua compagna durante l’assalto di domenica è proprio Stefano Aleotti. «I tre banditi li hanno obbligati, sotto la minaccia di un’arma, a consegnare i gioielli e altri oggetti di valore che avevano in camera – racconta Aleotti –. Mio figlio mi ha contattato subito dopo per dirmi cos’era successo. Tre di questi banditi sono entrati in casa erano sicuramente armati e, da quanto abbiamo potuto ricostruire nelle ore successive alla rapina, si presume che altri due complici li abbiano aspettati fuori, con il compito di fare da vedetta e di caricarli per poi fuggire subito dopo l’assalto».

«Mio figlio mi ha contattato qualche minuto che i banditi se n’erano andati via, intorno alle 19: per entrare in azione hanno aspettato che calasse l’oscurità, pensando probabilmente di mimetizzarsi meglio – aggiunge Stefano –. Sono entrati in casa alle 18: la fidanzata di mio figlio stava raggiungendo la palestra che occupa una porzione della nostra abitazione, insieme al personal trainer. E si è ritrovata i banditi davanti. Erano in tre incappucciati e con i guanti e, come detto, due di loro impugnavano una pistola. Il terzo un piede di porco. Le hanno puntato contro l’arma e da lì è iniziata l’odissea. Lei è stata costretta dal capo della banda ad accompagnarli in camera da letto, dove c’era mio figlio. Una volta lì, si è fatto consegnare soldi e gioielli. E le hanno fatto smontare il bracciale Cartier che indossava».

I banditi non hanno toccato la cassaforte, forse sapevano che era rotta. C’è un precedente, infatti, che lascia percepire come la banda abbia tenuto d’occhio la famiglia Aleotti e la sua abitazione. Nell’agosto scorso, erano già entrati nella casa, i banditi: non avevano fatto i conti con la porta blindata, però. Domenica, dopo mesi di osservazione, i banditi hanno agito a colpo sicuro, portando via un bottino che si aggira su un valore compreso tra i 60 e i 70.000 euro.

Dopo la rapina è stata sporta denuncia in questura. «Ringraziamo le forze dell’ordine che si sono manifestate molto disponibili, hanno agito in velocità e hanno saputo tranquillizzarci profondendo grande impegno. Forze dell’ordine alle quali abbiamo consegnato anche tutti i filmati della videosorveglianza – rimarca l’imprenditore –. La banda aveva intenzione di aspettare anche me, perché sbloccassi il codice di accesso alla mia camera, ma mio figlio li ha convinti ad andarsene. Uno dei malviventi ha cercato di accedere digitando la mia data di nascita, invano. Avevano un accento straniero, dell’est. Due erano particolarmente imponenti. Hanno tentato di imporre a mio figlio di telefonarmi, ma lui ha desistito. Io stavo rientrando con la mia fidanzata e in auto avevamo un bimbo di 18 mesi, figlio del fratello di lei. La chiusura dell’autostrada ci ha rallentati e non ci siamo imbattuti nei rapinatori. La nostra vita è sicuramente cambiata. Viviamo in uno Stato dove il diritto è a favore dei delinquenti e, purtroppo, la nostra vita è cambiata, non è più quella di prima, si fanno sacrifici ma non se ne possono godere i frutti con sicurezza». l

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