Gazzetta di Reggio

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“Accendiamo la vista”, il progetto del Galvani-Iodi che in 20 anni ha permesso di donare oltre 1500 occhiali

Sara Fariss e Elisa Mastromarino*
“Accendiamo la vista”, il progetto del Galvani-Iodi che in 20 anni ha permesso di donare oltre 1500 occhiali

«È bellissimo anche vedere poi effettivamente quanto siano felici le persone, quanto siano riconoscenti, quando ci abbracciano, si commuovono, tutto ciò, ecco, ha un valore inestimabile»

26 marzo 2024
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Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario del progetto “Accendiamo la vista”, ideato dal Galvani-Iodi nel 2004, che fino ad ora ha prodotto 1512 occhiali per persone in condizione di fragilità economica della provincia di Reggio Emilia. «La cosa bella è che l’idea è nata da uno studente» racconta il professore Fulvio Milone, docente di religione cattolica della scuola e attuale coordinatore del progetto, che da anni è referente per i progetti di utilità sociale dell’istituto attuati dal dipartimento. La professoressa del laboratorio ottico Cecilia Battilani ricorda che tutto è cominciato dalla constatazione che nelle esercitazioni venivano prodotte lenti che poi non avrebbero avuto alcun impiego: in poche parole c’era un altissimo spreco di materiali. «Purtroppo ci accorgevamo che venivano sprecate troppe lenti e altro materiale utile – spiega – poiché a Reggio Emilia nessun ente supportava il nostro progetto, abbiamo preso la decisione di fare un viaggio in Kenya per portare materiali e istruire alcuni professionisti locali». «Con il passare del tempo però – interviene il professor Milone – ci siamo accorti che nel polo di Reggio Emilia stavano aumentando le persone bisognose perciò abbiamo deciso di spostare il focus del progetto nel nostro territorio». Ed è così che questo progetto si è realizzato a Reggio Emilia per 20 anni, permettendo, solo durante lo scorso anno scolastico 2022/2023, di donare 91 occhiali. Il progetto “Accendiamo la vista” è stato ed è tuttora possibile grazie alla preziosa collaborazione di diverse istituzioni, finanziatori e sostenitori come la Caritas Diocesana, che sostiene le spese per oltre 2000 euro relative all’acquisto delle lenti, Lions club Albinea che invece si occupa delle spese per oltre 500 euro utili all’acquisto delle montature, Trevi Coliseum, che favorisce l’acquisto delle montature con prezzi vantaggiosissimi, infine Lions club Valle del Ceno (PR) che invia montature da rigenerare, oltre a tanti altri aiuti. Per sapere come si svolge il progetto, abbiamo rivolto le nostre domande agli studenti coinvolti.

«Noi durante le lezioni in laboratorio ottico, quindi in ore scolastiche, dopo che è arrivato il referto medico iniziamo a montare gli occhiali per ogni persona in condizione di fragilità economica, segnalata dagli assistenti sociali – ha spiegato Michelle, studentessa della classe 5ªB, indirizzo ottico, dell’Istituto Galvani Iodi – io, in particolare quest’anno, ho assunto l’incarico di segretaria, mi occupo di mettermi in contatto con gli assistenti sociali per le segnalazioni delle persone, di accertare di aver ricevuto i referti medici, di organizzare gli appuntamenti e di assistere il paziente». Il tutto naturalmente sotto la supervisione dei docenti.

È la professoressa Battilani a spiegare come avviene l’approvvigionamento dei materiali: «Io ordino le lenti in un’azienda convenzionata e quando ce le mandano i ragazzi montano gli occhiali in laboratorio, si occupano di accogliere i pazienti e restituiscono l’occhiale montato. Tutto ciò avviene sempre al mattino, durante l’orario scolastico». «Ho deciso di aderire a questo progetto – ha aggiunto la docente – perché è una cosa bellissima, quando il nostro alunno vent’anni fa ci aveva fatto questa osservazione “ecologica” l’avevamo trovata molto sensata, dato che si gettava davvero tantissimo materiale. È giusto che gli alunni si esercitino sul materiale vero, però si sprecava troppo materiale buono. Per non parlare del beneficio che dal riciclo ne potevano trarre la nostra società e le persone bisognose. Questo progetto porta un vantaggio anche ai nostri studenti in quanto costruiscono degli occhiali veri per persone vere che incontrano, potendo osservare che caratteristiche hanno e consigliando quale montatura scegliere per poi consegnare direttamente il prodotto terminato. È bellissimo anche vedere poi effettivamente quanto siano felici le persone, quanto siano riconoscenti, quando ci abbracciano, si commuovono, tutto ciò, ecco, ha un valore inestimabile, solidale e molto importante».

Anche gli studenti sono davvero entusiasti di questo progetto, infatti Davide, alunno della classe 5ªA ottico, evidenzia che «torna utile ad entrambe le parti coinvolte perché queste persone si possono così permettere un paio di occhiali mentre noi impariamo un mestiere e abbiamo la fortuna di vedere che nel nostro piccolo siamo stati in grado di aiutare qualcuno. Non nascondo che all’inizio ero preoccupato all’idea di partecipare, nonostante sia un lavoro che mi piace. Aiutare una persona infatti mi dà proprio una grande soddisfazione personale». Anche la compagna di classe di Davide, Xhesika, ci conferma: «Non nascondo che aderire a questo progetto sia una grande soddisfazione personale perché vedere quelle persone soddisfatte e felici di vedere finalmente bene mi convince che il nostro lavoro ci permetta di lavorare propositivamente non solo a livello sanitario ma anche sociale». Inoltre, all'interno della scuola dove ha sede il proprio laboratorio ottico, il Galvani-Iodi ha allestito una stanza con le sembianze di un vero e proprio negozio di ottica, permettendo ai pazienti di vivere realmente l’esperienza dell’acquisto di un paio di occhiali, per favorire in questo modo anche l’ambientazione di chi chiede aiuto. È gratificante che i giovani della nostra generazione siano coinvolti in tali iniziative, il cui obiettivo fondamentale è raggiungere o almeno tentare di promuovere l’eguaglianza sociale. Lo scopo della scuola deve essere proprio tale, serve a coltivare buoni cittadini con valori morali ed etici, perché questa è la strada giusta che un bravo studente deve intraprendere.

*Studentesse dell’istituto Galvani-Iodi