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Addio al piccolo Diego, 7 anni, guerriero fino alla fine

Serena Arbizzi
Addio al piccolo Diego, 7 anni, guerriero fino alla fine

Il giovanissimo tifoso si è spento per un tumore La struggente lettera del papà: «Amore mio, non mi do pace»

29 marzo 2024
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Reggio Emilia Il piccolo Diego ha combattuto fino alla fine la sua battaglia, circondato dall’amore della sua famiglia, ma, ieri pomeriggio, i suoi occhi si sono chiusi per sempre.

Aveva 7 anni, Diego, o “Dieghito”, come amava chiamarlo il suo papà, Stefano. I suoi occhi vispi e il suo sorriso si sono aggrappati alla vita fino all’ultimo nella lunga lotta contro un male che gli venne diagnosticato nella primavera dello scorso anno. Diego Zancanella aveva un tumore al cervello, ma fin dalla sua nascita era stato un combattente. A tre mesi di vita gli venne diagnosticato un glaucoma congenito e affrontò un intervento, riuscito bene. Poi, la notizia devastante il 19 marzo di un anno fa: un’emorragia cerebrale aveva messo in moto un’operazione d’urgenza per una massa tumorale alla testa.


Nelle settimane successive arrivò l’esito che nessuno vorrebbe mai leggere. Da quel momento è iniziata una corsa contro il tempo della sua famiglia che gli è stata vicino con tutto l’amore possibile mentre lo sottoponeva a nuove cure e gli faceva vivere il maggior numero di esperienze possibili.

La storia di Diego è stata presa a cuore da tutta la città e dalla Reggiana, di cui il piccolo era tifosissimo e che lo ha contraccambiato manifestandogli anche in modo pubblico tutto il suo affetto, dedicandogli uno striscione, l’ottobre scorso. “Grande Diego, piccolo GV”: questa la scritta firmata dal Gruppo Vandelli che racchiude la grande lezione che Diego ci lascia. Quella di non sprecare neanche un minuto.

«Ciao Dieghito, sì, lo so che non ti piaceva che ti chiamassi così, ma per me eri il mio Dieghito»: inizia così la struggente lettera che papà Stefano dedica al suo Diego, circondandolo di parole d’amore, come ha fatto tutta la sua famiglia in questi 7 anni. «Mi mancherai tantissimo. Mi mancherà il tuo saluto quando tornavo a casa dal lavoro o il tuo “Dove vai?” quando uscivo di casa – continua papà Stefano –. Eri il coccolone della mamma e non volevi mai staccarti da lei, anche quando dormivi la abbracciavi sempre. Chissà cosa c’è dopo la vita? Chissà dove sei andato, chi ci sarà a proteggerti adesso, perché eri un bambino buono e tenero e quindi andavi protetto dai malvagi. Spero non sia un posto buio, tu avevi paura del buio e spero non ci siano rumori forti, non li sopportavi».

«Mi dispiace amore mio, ce l’abbiamo messa tutta per farti guarire da questa maledetta malattia, ma abbiamo perso ed è un’ingiustizia quello che ti è successo e non mi do pace: non mi capacito di averti perso a soli 7 anni di vita. Maledetto glioblastoma: che il mondo possa trovare una cura per sconfiggerti per impedirti di portare via bambini innocenti, per un certo periodo ho sognato che Diego fosse diverso e che ce l’ avrebbe fatta a vincere. Poi è arrivata la crisi del 27 dicembre e la risonanza con le notizie devastanti del 4 gennaio: il tumore si era espanso in altre zone e la situazione era ormai irrecuperabile. I mesi sono trascorsi con una certa tranquillità, anche se non eri più autonomo e ti serviva la sedia a rotelle. La nuova crisi del 23 marzo ci ha fatto scendere con i piedi per terra: era solo questione di giorni, gli ultimi colloqui con i medici e il trovare il modo per farti passare a miglior vita senza soffrire. Difficile dire oggi come sarà la mia vita senza di te, se avrò la forza di reagire e di guardare alla vita come l’ho sempre vista con positività, con voglia di viverla, perché ho sempre sostenuto che la vita sia bella, ma senza di te al mio fianco sarà sicuramente più vuota e con un pugnale conficcato nel cuore che non si toglie. Non saprò mai come saresti diventato da adulto, che voce avresti avuto, quanto alto saresti diventato, delle tue fidanzate, in che cosa ti saresti diplomato e che lavoro avresti fatto – conclude il papà –. Sì, non mi sarebbe dispiaciuto se avessi fatto il ferroviere come il papà o come il nonno. Ah ecco, nonno Uccio, trova Diego ovunque sia e stagli vicino finché io o la mamma non torniamo a riprendercelo, perché presto o tardi arriverò e staremo insieme per l’eternità. Quindi, puoi starne certo Dieghito: questo non è un addio ma un arrivederci».

Il funerale si dovrebbe tenere domani, alla parrocchia di San Paolo. l

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