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Il femminicidio di Correggio – L’analisi

«Ancora una volta emerge l'incapacità degli uomini di accettare l’autodeterminazione delle donne»

«Ancora una volta emerge l'incapacità degli uomini di accettare l’autodeterminazione delle donne»

Maria Rosaria Palmigiano, criminologa e psicologa, sul delitto di Daniela Coman per mano del compagno Peter Pancaldi

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Correggio «Il perpetrarsi dei numerosi litigi e la stessa percezione di paura vissuta dalla vittima in più occasioni mi lascia pensare che il femminicidio di cui abbiamo triste notizia si configuri come l’epilogo finale di una relazione tossica». È la riflessione di Maria Rosaria Palmigiano, criminologa, psicologa, consulente per la procura di Modena e per il Ministero della Giustizia, su quella che è, purtroppo, l’ennesima morte di una donna per mano di un uomo al quale è stata legata sentimentalmente. «La dinamica omicidiaria è ancora da capire in quanto sembrano non essere stati rilevanti segni di violenza fisica sul corpo», evidenzia la dottoressa. Che aggiunge: «Dal punto di vista criminologico, invece, il gesto dell'occultamento del corpo può essere interpretato come una manifestazione nota come “Undoing”. Per “Undoing” si intende il disfacimento o la modificazione deliberata della scena del crimine attraverso gesti apparentemente compassionevoli, come coprire il volto o il corpo della vittima al fine di ridurre l’impatto emozionale derivante dalla visione della vittima stessa. È una modalità attuata istintivamente e non finalizzata a depistare le indagini, ma volta a tutelare la psiche dell’aggressore che allontana da sé i riscontri oggettivi di quanto successo per poter prendere le distanze dall’accaduto». L’esperta prosegue focalizzandosi sulle possibili motivazioni alla base del gesto di Pancaldi. Una riflessione che, più in generale, si può allargare anche a casi analoghi.
 



«Sul movente – prosegue Palmigiano – se dovesse essere confermato quello verosimile di un litigio a seguito del quale la vittima aveva manifestato la volontà di lasciarlo, questo andrebbe a confermare ulteriormente quanto le dinamiche alla base dei femminicidi siano sempre le stesse: l'incapacità degli uomini di accettare l’autodeterminazione delle donne e quella ferita narcisistica nell’essere lasciati». Un ultimo pensiero dell’esperta va «al figlio undicenne della povera donna: ennesimo orfano di femminicidio da parte di un uomo che diceva di amarla». S.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA