Roncolo 1888, il cuore enoturistico di Venturini Baldini tra Lambrusco e Spergola
Quattro Castella: tenuta storica, fine accoglienza ed eventi per un’offerta totale
Quattro Castella È uno di quei posti con una storia (una lunga storia) dietro. Ma che poi per proiettarsi nel presente ha bisogno a un certo punto che intervenga una svolta. Radici profondissime (cinque secoli di età, lira più lira meno, per la tenuta) , sviluppo in direzione vitivinicola ed enologica iniziato più o meno una cinquantina d’anni fa, e svolta (quella evocata più su) avvenuta invece giusto dieci anni fa, con il passaggio dalla famiglia che ancora dà il suo nome ad azienda ed etichette a quella che ne cura ora bravamente le sorti. Inutile (meglio: assolutamente pleonastico) stare a spendere parole su quale sia il fulcro della produzione, e la tipologia che di conserva ha riscosso (a più riprese) allori.
Il Reggiano principe dei luoghi (la premiata ditta ha casa a Roncolo, frazione di Valle Castella, e che casa! , decisamente vocata al turismo esperienziale legato a vino & affini, includente uno spazio d’accoglienza hotelier elegante e rifinito, il Roncolo 1888, una tavola annessa, uno shop dei prodotti “maison” e una sorta di “museo-laboratorio” dei legni da vino con centinaia di pezzi costruiti con le più diverse materie arboree) non può non dominare la scena, ed è espresso, come vedremo, in varie forme ed accezioni. A fargli da bianca accompagnatrice è poi qui la Spergola, il vitigno anch’esso super indigeno e associato in modo principale alla zona di Scandiano, che qui viene tradotto anzitutto in un brut diretto e incisivo, ma smussato da un ottimamente misurato (media sui 6 grammi) residuo zuccherino, che regala piacevolezza immediata. E poi anche nella modalità bianco fermo, il Ters, sorso di sostanza, un anno in legno gestito con misura e note portanti tra speziato, ampio fruttato e cenni alleggerenti di balsamico. Quanto al Lambrusco, eccolo declinato come spumante rosato (il Cadelvento) , come classico frizzante (il Marchese Manodori, ritratto espressivo e centrato del mondo enoico che rappresenta) e come (giustamente) più articolato fratello maggiore, lo charmat lungo battezzato Rubino del Cerro, generoso di frutto rosso e nero e più ampio e accogliente al sorso. Il vitigno “maison” di Venturini Baldini non è però l’unico esponente delle tipologie più nobili presenti nel catalogo. Pinot Noir, Meunier e Chardonnay, presenti nella panoplia aziendale, forniscono materia prima per i Metodo Classico con 30 mesi sui lieviti. E all’offerta articolatissimo vanno poi aggiunti l’olio extravergine e la collezione dei Balsamico. Orientata, come si diceva, in modo deciso all’enoturismo, la Venturini Baldini è ovviamente anche motore di degustazioni ed eventi, cui offre uno scenario curatissimo e decisamente fascinoso e una flessibilità organizzativa tanto attuale quanto assolutamente degna di nota.