Incendio Inalca, spunta un altro reperto che potrebbe essere decisivo per le indagini
A Milano conferito un nuovo incarico alla Scientifica dei vigili del fuoco
Reggio Emilia Forse non erano i reperti giusti, quelli scoperti nei mesi scorsi dal cane molecolare del nucleo investigativo dei Vigili del Fuoco. Forse serviva un altro reperto, ai consulenti della Procura, al fine di stabilire l’origine del rogo che la notte del 10 febbraio ha distrutto lo stabilimento di Inalca e il magazzino di stoccaggio di Quanta Stock & Go. Lo si deduce dal fatto che proprio all’atto del conferimento del nuovo incarico – il secondo, da quando è stata aperta l’inchiesta – la procura ha messo a disposizione dei propri consulenti un nuovo reperto.
L’ultimo ritrovamento
Si tratta di un reperto rinvenuto nell’ultimo sopralluogo che si sarebbe svolto soltanto qualche ora prima che i legali e i consulenti di parte si ritrovassero per adempiere a questo nuovo atto dell’inchiesta. Una inchiesta che, iniziata dal sostituto procuratore che era di turno la notte dell’incendio, la dottoressa Denise Panoutsopoulos, ora vede anche altri due magistrati coinvolti. A firmare il nuovo conferimento dell’incarico, oltre alla Panoutsopoulos, ci sono anche il procuratore capo, Calogero Gaetano Paci e il sostituto procuratore Francesco Rivabella Francia. Invero, sia la nuova composizione della “squadra” dei magistrati che vogliono far luce sull’accaduto, sia l’ulteriore impulso a questa analisi dei reperti danno l’idea della volontà della procura di arrivare a una conclusione di queste indagini.
L’inchiesta aperta immediatamente dopo il rogo dal sostituto procuratore Denise Panoutsopoulos ipotizza il reato di incendio doloso. Si tratta semplicemente di un tecnicismo che permette fin da subito le indagini con il più ampio spettro possibile. Soltanto determinati esiti che dovessero arrivare da questa consulenza affidata agli esperti del laboratorio Nbcr (acronimo che sta per nucleare, batteriologico, chimico, radiologico) dei vigili del fuoco di Milano. A loro – all’atto del conferimento dell’incarico – è stato chiesto se nel nuovo reperto vi siano tracce di una qualsiasi sostanza accelerante, ovvero qualcosa che proverebbe che quel rogo devastante non sia stato casuale. L’avvocato Roberto Sutich, che rappresenta la ditta Quanta Stock& Go ed era a Milano al conferimento dell’incarico, mentre in questa fase delle indagini, il suo consulente tecnico, il professor Guido Rebuzzi, ha preso parte al sopralluogo nel perimetro dove un tempo sorgeva lo stabilimento Inalca e così hanno fatto anche i legali e i consulenti dell’azienda del Gruppo Cremonini. Bonifiche senza fine Intanto, al Tondo è sempre giorno di ... bonifica.
Proprio ieri, infatti, sono riprese le operazioni di bonifica attorno all’area in cui sorgeva lo stabilimento di Inalca. La novità di queste nuove operazioni è che il committente non è più Inalca, ma il Comune stesso che nei giorni scorsi con una apposita ordinanza aveva deciso di prendersi carico delle operazioni di bonifica, dopo che l’azienda del Gruppo Cremonini aveva comunicato non volersi più far carico delle operazioni di bonifica esterna. Una scelta mal digerita dal Comune, già ai ferri corti con i vertici dell’azienda dopo aver scoperto che i lavori di bonifica all’interno erano partiti in ritardo. Restano invece in capo a Inalca le operazioni dentro quello che una volta era il perimetro aziendale. Dopo cinque mesi pare che le operazioni di bonifica in quell’area siano terminate e ora l’azienda attenda l’okay per poter demolire i ruderi figli dell’incendio in modo da poter poi sgomberare definitivamente l’area. l © RIPRODUZIONE RISERVATA