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Nesta ha voglia di allenare: «Gasp e De Zerbi i miei maestri»

Wainer Magnani
Nesta ha voglia di allenare: «Gasp e De Zerbi i miei maestri»

Reggio Emilia: il futuro tecnico della Reggiana così parlava alla “Bobo Tv”, insieme a Daniele Adani e Antonio Cassano

02 giugno 2023
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Reggio Emilia Nel marzo scorso, Aimo Diana era ancora al timone della Reggiana con la quale si stava giocando la promozione – poi raggiunta – in serie B. E nello stesso periodo, ignaro di quello che sarebbe stato di lì a poco il suo destino professionale, Alessandro Nesta era stato ospite a Bobo Tv con Daniele Adani e Antonio Cassano e nel corso di quella puntata sono stati toccati alcuni aspetti che caratterizzano la figura e il pensiero del futuro allenatore della Reggiana.

I maestri

Il primo passaggio sollevato ha fatto riferimento ai tecnici a cui Nesta si ispira e il neo mister granata ha indicato Gianpiero Gasperini e Roberto De Zerbi. «A Perugia ho provato a fare quel tipo di calcio – ha ricordato Nesta – mentre a Frosinone non è stato possibile. Era una squadra vecchia, con giocatori che avevano una cultura diversa. Avrei preferito attuare un altro tipo di calcio anche se ha pagato perché siamo arrivati alla finale playoff contro lo Spezia perdendo la serie A per il miglior piazzamento dei liguri. Mentre nel secondo anno a Frosinone mi sono perso».

Nesta spiega un preciso principio: «Credo che un allenatore possa fare per un tempo limitato quello che non gli piace, può cioè adattarsi per un periodo, poi si smarrisce».

Il concetto successivo espresso dal mister fa riferimento alla realtà della serie B che molte volte non ti permette di sviluppare fino in fondo le tue idee di gioco.

Giocatori e moduli

«L'allenatore spesso è chiamato ad adattarsi ai giocatori che si ritrova e solo se sei credibile puoi decidere di fare il tuo calcio. Logico che io preferirei poter scegliere i giocatori adatti alla mia idea di gioco ma per poter chiedere questo alla società devi prima costruire una tua credibilità. In serie B, spesso, ti danno pochi soldi perché se ti devono esonerare hanno già il piano B. E' difficile prendere un allenatore e costruire con lui un progetto tecnico a lungo termine. A volte ci provi e se hai i giocatori giovani è più facile, perché riesci a trasmettere loro i tuoi concetti di gioco. Se ti ritrovi con giocatori più esperti risulta tutto più complicato, perché sono “inquinati” e fanno più fatica a rischiare. Come detto: preferirei scegliere i giocatori adatti al mio calcio ma è difficile se non hai credibilità».

Un altro elemento che Alessandro Nesta ha toccato è la scelta dei giocatori che si integrano alla perfezione con il suo credo calcistico. «Occorre tenere presente che sei un allenatore di passaggio. Il calcio va veloce e non puoi pensare di essere l'allenatore per due o tre anni. Il concetto è che spesso il tecnico si deve adeguare alle scelte della società. La serie B è una scuola difficile e tante volte devi essere fortunato a trovare un gruppo giovane e poco condizionato per poter esprimere il calcio che hai in testa. Anche in serie A non è che tutti gli allenatori fanno le scelte di mercato. Io credo che un tecnico debba saper fare un po' tutto: capire in fretta il gruppo che ha a disposizione e cercare di mettere in atto le proprie idee ma allo stesso tempo capire se le può fare e a che livello può arrivare. Se ad esempio ti ritrovi con un portiere che va in stress nell'iniziare l'azione dal basso, magari è giusto cambiare impostazione. Ti devi adeguare, questo è anche il compito dell'allenatore, poi quando diventi Gasperini o De Zerbi puoi pretendere, ma gente come noi si deve adattare».

Il calcio di oggi

Nesta torna sul modello Gasperini: «Gianpiero ha le idee chiare e la scelta dei giocatori nasce dai suoi concetti di gioco, con gente fisicamente strutturata. Gasperini negli ultimi venti, trenta metri è l'allenatore più bravo. Nel calcio tutto è funzionale a un tipo di gioco poi ti può piacere di più una cosa o un'altra. Ciò che conta è far collimare le caratteristiche dei giocatori con i tuoi concetti di gioco e con ciò che pensa la società».

L'ultimo tema preso in esame dal neo mister granata è la figura del difensore, anche alla luce del suo illustre passato.

«Un ruolo che è cambiato molto soprattutto nell'impostazione offensiva. Adesso ai difensori chiedi di pensare non solo alla marcatura, spesso a uomo ma di avere delle “letture”. Deve fare le due fasi: leggere in anticipo quello che succede e poi giocare da reparto». 

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