Gazzetta di Reggio

Marabù, la fine ingloriosa di un gioiello perso nel degrado

di Jacopo Della Porta
Marabù, la fine ingloriosa di un gioiello perso nel degrado

Non esiste ancora un piano per recuperare la megadiscoteca di Cella che rese Reggio Emilia famosa in tutta Europa negli anni Settanta

30 luglio 2015
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REGGIO EMILIA. Il destino del Marabù, la discoteca di Cella simbolo di un’epoca, resta incerto. I progetti di recupero o trasformazione, di cui periodicamente si è parlato, sono rimasti fino ad ora lettera morta. A parziale consolazione, per chi vorrebbe che l’originale struttura architettonica fosse salvata, c’è il fatto che anche l’opzione della demolizione, che a tratti è sembrata imminente, non è stata realizzata.

A 15 anni dalla chiusura il tempo ha inferto i suoi colpi e inesorabilmente insidia una struttura comunque decisamente robusta. Le erbacce crescono nelle crepe dell’asfalto e si fanno spazio a ridosso del locale.

La sorpresa più grande è sicuramente all’interno, dove pure sono evidenti i segni di devastazione e del passaggio di disperati che hanno usato anche questo luogo abbandonato come rifugio, come accade alle “Reggiane” o in tanti casolari fatiscenti della provincia. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:site:1.11859397:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.11859397:1649480672/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Nonostante tutto l’ex discoteca conserva ancora in parte la sua fisionomia, come la pista da ballo e la consolle dei dj, come si vede dalle nostre recenti foto. I colori sono ancora quelli sgargianti tipici dei locali da ballo degli anni ’70. Il grande parcheggio oggi è utilizzato da una scuola guida per le prove su strada. Il locale è stato invece recintato per evitare che possa diventare nuovamente una discarica abusiva o un dormitorio. Nel 2007 l’area venne sequestrata dalla Forestale e i sigilli furono tolti soltanto per consentire la bonifica dai rifiuti.

Nel gennaio dell’anno scorso il Marabù era tornato a far parlare di sé quando si ipotizzò una cordata di imprenditori interessata a investire nella struttura, per realizzare una discoteca più piccola e spazi dedicati alla musica. Di quella proposta non si è saputo più nulla e i proprietari dell’area – Edilgrisendi e Ccfs – continuano a ragionare sulla possibile destinazione dell’area, dove si ipotizzano spazi commerciali e industriali. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:foto-e-video:1.11858967:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/foto-e-video/2015/07/30/fotogalleria/il-marabu-abbandonato-e-fatiscente-e-diventato-terra-di-nessuno-1.11858967]]

QUALE FUTURO. La leggenda del Marabù continua a vivere nei ricordi delle migliaia di persone che vi hanno trascorso tante serate. Il remember che si è svolto il mese scorso all’Aquatico è stato un successo strepitoso di pubblico, prova che quel marchio è ancora capace di suscitare entusiasmo. Proprio per questo nel corso degli anni ci sono stati appelli per salvare questa struttura, che occupa un suo spazio nella storia recente della nostra città.

Nel 2007 un consigliere comunale, Carmine De Lucia, presentò un’interpellanza nella quale veniva sottolineato come il nome del locale incarnasse “una potenza evocativa esemplare di santuario del divertimento e della musica nazionale e internazionale”. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:site:1.11859396:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.11859396:1649488622/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

La precedente amministrazione si è interessata alla sorti di quest’area e ha dialogato con la proprietà. «Il complesso dell’ex Marabù – diceva nel 2012 Ugo Ferrari, assessore alle Risorse del territorio – va inoltre considerato tra gli edifici del secondo Novecento che rappresentano testimonianze significative dell’architettura moderna per i quali si indica il recupero e non la demolizione. In quest’ottica, è stato intrapreso un percorso con la proprietà dell’area ex Marabù, per esplorare possibili soluzioni progettuali, che appaiono non semplici nell’attuale situazione di difficoltà economica in cui versa il settore, e certamente indicano programmi di intervento in una prospettiva temporale medio- lunga».

La crisi economica del 2008 ha reso più difficili gli investimenti immobiliari, anche se ha avuto il merito di bloccare la speculazione selvaggia degli anni precedenti. Vi erano anche progetti di supermercati erano già pronti per tante aree, come le “Reggiane”, e anche per la zona del Marabù. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:site:1.11859443:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.11859443:1649488622/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

MEGALOCALE. La struttura, che occupa un’area di ben 4.500 metri quadrati e insiste su un lotto di 22.000 metri, fu progettata dall’ingegner Silvestro Lolli e realizzata dalla I.R.Coop in due anni di lavoro. Nel cantiere vi lavoravano 40 ditte, la maggior parte delle quali reggiane. Il parcheggio poteva contenere 1.500 auto. All’interno c’era una pista da ballo da 350 metri quadrati, un palco da 150, tre bar con 2.200 posti a sedere. La capienza con l’estivo del 1986 arrivò a ben 10.000 persone. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:site:1.11859445:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.11859445:1649488622/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

La caratteristica ancora visibile del Marabù è il tunnel d’accesso in cemento. Le strutture furono realizzate in acciaio, vetro e cemento. L’interno venne allestito con cura, rispettando i criteri di sicurezza, con 150 prese di mandate e uscite per garantire a 3.000 persone oltre 40 metri cubi di aria pro capite. Le uscite di sicurezza erano otto più l’ingresso. L’impianto elettrico era dotato di una propria centrale e cinque quadri di comando. Il complesso contava 3.000 punti-luce alimentati da 400 linee. L’acustica del locale era perfetta e il colore caldo e avvolgente.

Di tutto ciò e di tutto quello che l’edificio sulla via Emilia ha rappresentato resterà qualche traccia nella Reggio di domani? Ad oggi non esistono elementi per dire se questa aspirazione, che molti in città condividono, sia fondata. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:foto-e-video:1.11608515:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/foto-e-video/2015/06/13/fotogalleria/remember-marabu-in-centinaia-a-ballare-all-acquatico-di-reggio-emilia-1.11608515]]

UNA STORIA GLORIOSA. La storia del Marabù inizia nel momento d’oro della disco music. Il locale aprì nell’autunno del 1977, per la precisione il 21 ottobre, quando in tutto il mondo impazzavano sonorità che mescolavano funk, soul e pop e i locali da ballo spuntavano ovunque. Nello stesso anno apriva il mitico Studio 54 a New York e al cinema veniva proiettato “La febbre del sabato sera”.

Erano tempi in cui le discoteche erano piene e quasi sempre aperte: quella di Cella chiudeva un solo giorno a settimana e alla domenica si entrava sia al pomeriggio che alla sera. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:site:1.11859442:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.11859442:1649488622/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]«Il vero ideatore del Marabù fu il mio amico e socio Sandro Gasparini – ha detto in un’intervista di alcuni anni fa Ivo Callegari, patron della mitica discoteca – e l’ispirazione di creare quella mega discoteca fu sua e di Marcella Bella. C’era anche Maurizio Dinelli, all’epoca fidanzato di Marcella».

Sono tanti i dj che hanno fatto la storia di questo locale. Il trio Enzo Persueder, Marco Campagnoli e Gigi Pattacini è stato il primo ad occupare la consolle. Dopo di loro molte coppie, tra cui Bonvi (Fabrizio Bonvicini) e Lucio Vannelli e altri dj come Stefano Puviani, Daniele Davoli, Stefano Gambarelli. Marco Benassi, oggi noto in tutto il mondo come Benny, ha selezionato i primi dischi proprio tra quelle mura. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:foto-e-video:1.11608515:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/foto-e-video/2015/06/13/fotogalleria/remember-marabu-in-centinaia-a-ballare-all-acquatico-di-reggio-emilia-1.11608515]]

L’epoca d’oro della disco music e dei dj è anche quella dei grandi concerti. Sulla via Emilia arrivarono Grace Jones, Lucio Dalla, Miguel Bosè, Renato Zero, De Andrè, Baglioni, Venditti, i Pooh e i Rockets. Anche comici come Benigni e Beppe Grillo si esibiscono nel locale. Il 19 maggio 1982 a Cella Vasco Rossi venne premiato, come rivelazione dell’anno, per la canzone “Ogni volta” nell’ambito del 13° premio nazionale “Il Paroliere”. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:site:1.11859446:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.11859446:1649488622/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

La celebrità del locale reggiano era tale che spesso la Rai vi realizzava dei servizi o utilizzava gli spazi come location per trasmissioni. Nel 1984 al suo interno venne girato un film che poi uscì nelle sale cinematografiche. Nel 1986, sulla scia di un successo che continuava inarrestabile, venne realizzato l’ampliamento estivo, lo “Starlight”, con collinette verdi, cascate all’americana, piscine, piste da ballo. Al taglio del nastro parteciparono ben settemila persone, tra cui tanti reggiani ma anche residenti di altre province e regioni. La capienza dell’area arrivò alla cifra record di 10 mila persone. [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:site:1.11859444:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.11859444:1649488622/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Negli anni ’90 il fenomeno delle megadiscoteche arriva all’apice e con gli anni duemila inizia quel declino inesorabile che non si è più arrestato. I grandi locali con il tempo tendono a svuotarsi, a favore di quelli più piccoli, e le serate organizzate si diradano. Le strutture molto capienti come quelle di Cella non vengono più inaugurate.

Nel 2000 le luci stroboscopiche del Marabù vengono spente e viene ammainata la grande insegna luminosa che per oltre 20 anni era stata un faro per gli amanti del ballo. La leggenda del locale di Cella continua a vivere nei ricordi delle migliaia di persone che vi hanno passato tante serate all’interno.