Gazzetta di Reggio

Sono giorni da 40 gradi Pianura Padana sempre nel mirino del clima

Andrea Mastrangelo ed Ernesto Bossù
Sono giorni da 40 gradi Pianura Padana sempre nel mirino del clima

In pochi mesi la secca storica del Po, l’alluvione e le frane Qui si concentrano tutti gli aspetti della crisi ambientale

17 luglio 2023
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Reggio Emilia

Ancora una volta tocca all’Emilia-Romagna. Il clima impazzisce e la prima a pagarne le conseguenze è l’Emilia-Romagna. Lo dice perfettamente la mappa ricostruita dallo spazio che divide per colori l’Italia a seconda delle temperature che si prevedono: colori che dal giallino tenue si scuriscono poi verso il rosa, l’arancione, il rosso, il rosso scuro.

Poi c’è un’ultima parte residua in cui il rosso vira al viola intenso, quasi marrone : è l’area in cui si supereranno i 40 gradi. Quelli siamo noi. La Pianura Padana, insieme ad alcune aree interne del Meridione e delle isole, è la zona più esposta al caldo che da oggi infierirà sull’Italia.

Eppure all’inizio dell’anno, in un inverno inconsueto per la mitezza delle temperature, si recitava il De Profundis per il Po, ridotto a un rigagnolo d’acqua; e poco più di un mese fa si piangevano i morti della Romagna, travolta da un mare di acqua e fango in seguito a un’ondata di maltempo senza precedenti a memoria d’uomo.

Sempre la Pianura Padana nel mirino? L’Emilia-Romagna fa parte della zona con la massima concentrazione di popolazione e con la maggior presenza di insediamenti industriali; ogni evento atmosferico finisce così per vedere amplificati i propri effetti, raccogliendo a cascata anche i problemi che nascono altrove.

Si riducono i ghiacciai e cala la portata dei laghi alpini; si riduce di conseguenza anche il livello del Po che si trasforma in spiaggia.

L’inquinamento atmosferico porta alle stelle l’ozono nell’aria che respiriamo e anche questo contribuisce ad aumentare le temperature e a rendere opprimente l’impatto del clima.

Chi non vive in Pianura Padana può sentirsi spaesato a non vedere montagne attorno a sé, ma anche questa è solo una sensazione causata dal clima, attraverso quella condizione abituale che è la foschia. Perché quanto a montagne siamo anzi in una posizione privilegiata, potendo vedere l’Appennino da una parte e le Alpi dall’altra, sempre che quella fastidiosa nebbiolina che tutti i giorni fa da sipario ce lo permetta; cosa che accade solo in alcune sempre più rare fredde e ventose giornate d’inverno.

L’alternanza fra siccità e piogge rende più vulnerabile il territorio della collina e le frane non sono più un’emergenza – da decenni – ma una costante con la quale dobbiamo convivere, nonostante l’agricoltura sia ancora il miglior presidio e la migliore forma di manutenzione del suolo.

Insomma tutte le criticità climatiche italiane si amplificano in Pianura Padana, dove da oggi si ricomincia a soffrire.

C’è però un aspetto da sottolineare: la tendenza a investire su un’economia ecologica e sostenibile e sul sostenibile da parte dell’economia emiliano-romagnolo, da parte sia delle grandi aziende sia dalle piccole e medie.

È una corsa nella quale l’Emilia-Romagna si trova già nelle prime posizioni ed è al momento l’unica strada percorribile per sottrarsi a una situazione patologica che ha nell’uomo la principale causa.

I 40 gradi che da oggi opprimeranno la Pianura Padana non sono qualcosa di pittoresco o semplicemente sgradevole: sono qualcosa di molto pericoloso, come si scopre guardando le statistiche delle morti degli anziani nei periodi di grande caldo.

Per il momento la Pianura Padana deve limitarsi a prevenire che le persone deboli paghino il prezzo più alto di una situazione addebitabile in gran parte all’uomo in attesa di scelte strutturali che rendano i 40 gradi un’eccezione e non più un destino.