Gazzetta di Reggio

Sanità

Se non c’è emergenza non si andrà più al pronto soccorso

Giovanna Corrieri
Se non c’è emergenza non si andrà più al pronto soccorso

Nascono i “Cau” per tutte le urgenze che non hanno bisogno di ricovero: ecco il piano votato dalla Regione

19 luglio 2023
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Sintomi gastroenterici, febbre non all’esordio, congiuntivite, epistassi, lombalgia, dolori articolari non traumatici, ustioni minori, stati ansiosi, vertigini. Con la riorganizzazione della Rete dell’emergenza/urgenza, già approvata dalla Giunta regionale tramite le Linee di indirizzo per le Aziende sanitarie che ora dovranno definire nello specifico l’organizzazione dei servizi, in presenza di uno di questi disturbi, o altri che non presentino comunque il carattere di vera e propria emergenza, ci si dovrà rivolgere ai Cau (Centri di Assistenza e Urgenza) anziché ai pronto soccorso.

L’obiettivo è alleggerire la pressione su questi ultimi, in sofferenza per la carenza di personale, dedicandoli alla sola gestione dei codici più gravi: il dato di partenza è che, negli ultimi 5 anni, il 63% degli accessi in pronto soccorso non ha richiesto un ricovero, era cioè reindirizzabile a strutture territoriali a più bassa complessità organizzativa.

Come si accede ai Cau

Secondo le linee guida si potrà arrivare alle nuove strutture tramite accesso diretto, o su indicazione dei medici di famiglia, dei medici del Pronto soccorso, o del numero europeo armonizzato per le cure non urgenti 116117 che distinguerà l’emergenza dall’urgenza grazie a un pre-triage telefonico. Nel primo caso, emergenza, i cittadini saranno indirizzati ai pronto soccorso tradizionali mentre nel secondo, urgenza, entreranno in scena appunto i Cau. Oppure un servizio domiciliare a cura di un’equipe specializzata: la riforma prevede infatti anche la creazione delle cosiddette Uca, equipe medico-infermieristiche che opereranno appunto a domicilio.

I Cau saranno dotati di personale medico (le ex guardie mediche), infermieristico e, se necessario, operatori sociosanitari. Saranno attivi 7 giorni su 7 con l’obiettivo di coprire le 24 ore, in rapporto al volume di attività previsto e alle esigenze del territorio. Avranno capacità diagnostica, e possibilità di svolgere esami sul posto, supporto specialistico, anche con il ricorso alla telemedicina (un altro aspetto su cui punta la riforma con 20mila postazioni informatiche già previste in tutta l’Emilia Romagna). Le strutture dei Cau saranno realizzate diffusamente sul territorio (almeno una per distretto), stando alle linee guida, per garantire la copertura per tutta la popolazione regionale, con particolare attenzione alle zone non urbane o meno popolate; saranno istituite preferibilmente presso le Case della comunità, ma anche presso locali idonei messi a disposizione da Aziende sanitarie o Comuni, oppure ottenuti dalla riconversione di pronto soccorso e punti di primo intervento o attivati presso gli ospedali territoriali di prossimità sprovvisti di Dea (Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione). Le strutture per la gestione delle patologie tempo dipendenti restano gli Ospedali provvisti di Dipartimenti di Emergenza Urgenza, verso le quali l’accesso dovrà avvenire previo contatto telefonico 118 o 116117.

I tempi di attuazione

La riorganizzazione prevede una progressiva implementazione dei Cau: in una prima fase le Aziende sanitarie dovranno programmare per esempio l’ubicazione dei Cau e la loro progressiva attivazione sul territorio, secondo gli indirizzi regionali e locali attraverso il confronto con le Ctss alla luce delle indicazioni di dotazione tecnologica, strutturale e relative alle risorse professionali; ma anche avviare progressivamente l’attività delle Uca per l’assistenza domiciliare; bisognerà porre anche particolare attenzione per garantire un efficace collegamento con la rete dei trasporti.l