Gazzetta di Reggio

Omicidio Saman

Shabbar è in Italia. Ora l’obiettivo è trovare la madre

Elisa Pederzoli

	Saman con la madre
Saman con la madre

Per l’uomo, l’arresto era scattato solo il 15 novembre del 2022, in Pakistan. Mentre la madre di Saman non è mai stata catturata

02 settembre 2023
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 Novellara È atterrato all’aeroporto di Roma Ciampino alle 00.06 di ieri Shabbar Abbas. Nelle immagini diffuse dai carabinieri, lo si vede scendere dall’aereo con addosso abiti tradizionali e una sportina in mano, con alcuni effetti personali. La fuga dall’Italia del padre di Saman – la 18enne di Novellara uccisa per non aver accettato un matrimonio forzato, dai famigliari che ora sono alla sbarra in 5 accusati del suo omicidio – alla fine è durata due anni e quattro mesi: era il 1° maggio del 2021, poche ore dopo il delitto della giovane, quando l’uomo insieme alla moglie Nazia Shaheen lasciò in tutta fretta l’Italia, con un volo decollato da Milano Malpensa.

Per l’uomo, l’arresto era scattato solo il 15 novembre del 2022, in Pakistan. Mentre la madre di Saman non è mai stata catturata: è lei l’ultima protagonista che manca ancora all’appello di questa tragica vicenda che non smette di impressionare il Paese intero.

Ma l’estradizione di Shabbar Abbas dal Pakistan è un precedente importante anche per il destino di Nazia.

Se verrà trovata l’epilogo per lei potrebbe essere lo stesso, in tempi forse ancora più rapidi di quelli che sono serviti per riportare in Italia Shabbar Abbas: dieci mesi che per il procuratore capo di Reggio Emilia Gaetano Calogero Paci e tutte le forze in campo sono ritenuti infatti «celeri». Considerato sopratutto che tra i due Paesi non esistono accordi bilaterali: Shabbar Abbas è il primo pakistano estradato in Italia.

Ma che fino ha fatto Nazia? Dal suo arrivo in Pakistan nel maggio del 2021 di lei non si hanno notizie. Ma come è stato ribadito ieri in conferenza stampa in procura a Reggio Emilia, su di lei così come era per Shabbar pende un red notice dell’Interpol: una richiesta di arresto ai fini estradizionali. Significa che se viene trovata, scatteranno per lei le medesime procedure che si sono attivate per il marito.

«C’è una procedura estradizionale in corso, che riguarda anche questa ulteriore imputata al processo e l’auspicio che formuliamo è che si pervenga in tempi rapidi anche a chiudere e a definire positivamente questa attività» sono state le dichiarazioni del procuratore capo, Gaetano Calogero Paci.

Un concetto ribadito in modo sentito anche dal Maggiore Stefano Pallante, comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia: è l’unico ufficiale reggiano che segue il caso fin dal primo minuto, dati gli avvicendamenti che ci sono stati nel tempo nei vertici dell’Arma reggiana.

«Qualcuno ha chiesto se prenderemo la madre. Io questo me lo auguro. Non posso dire di sì, ma posso dire che nessuna delle persone che erano al tavolo oggi (ieri in conferenza stampa, ndr) e che si sono occupate delle indagini, è abituato a mollare. E non molleremo fino a che ci sarà la possibilità di raggiungere l’obiettivo. Così come abbiamo fatto fin dall’inizio, quando abbiamo risposto solo ai fatti. Le varie ipotesi di smembramento del corpo o che fosse stato gettato nel Po oppure altre varie ipotesi fantasiose, noi non le abbiamo prese in considerazione perché non c’erano elementi e non c’erano le tempistiche: non abbiamo trovato una sola goccia di sangue in 80 ettari scandagliati in 67 giorni».

Sulla cattura di Nazia, il Maggiore Pallante aggiunge: «L’ottimismo c’è. Noi siamo consapevoli delle attività che svolgiamo e questo risultato lo conferma. E sono state attivate tutte le componenti che questo Paese dà e anche l’Unione Europea».

L’ufficiale dei carabinieri era sul volo dell’Aeronautica militare che, nella giornata di giovedì alle 8, ora italiana, è decollato da Roma per Islamabad per andare a prendere il padre di Saman.

La delegazione italiana è arrivata alle 15.15 (ora italiana) e alle 16 lo stesso aereo è potuto decollare con Shabbar Abbas a bordo. Le procedure formali da Italia e Pakistan per la consegna del detenuto sono state senza intoppi, tanto che il decollo è potuto avvenire due ore prima rispetto alle ipotesi di viaggio che le autorità italiane si erano prefigurate. Due gli equipaggi dell’Aeronautica militare italiana a bordo, che si sono dati il cambio, in modo che non fossero necessari scali. «Shabbar Abbas è stato assolutamente collaborativo – ha raccontato il Maggiore Pallante – in aereo ha chiesto solo dell’acqua e ha riposato per tutto il viaggio».

All’arrivo a Roma, è stato portato nel carcere di Rebibbia. Da qui, il trasferimento in un carcere emiliano.

Non a Reggio Emilia: non starà nello stesso penitenziario con gli altri imputati, il fratello Danish Hasnain e i nipoti Ikram Ikaz e Nomanulhq Nomanulhaq, tutti parimenti accusati dell’omicidio di Saman. Si rivedranno solo a processo, che riprenderà venerdì 8 settembre. Ha facoltà di decidere se presenziare o meno, ma tutto porta a pensare che ci sarà. Del resto già dal Pakistan aveva accettato di esserci seppure in collegamento.

Secondo il calendario fissato, nella prossima udienza a parlare dovrebbe esserci il figlio, teste chiave dell’accusa. Ma la presidente della Corte d’Assise, Cristina Beretti, ha convocato informalmente le parti prima di venerdì. Vuole ridiscutere il calendario. Forse, già per spostare più avanti la delicata audizione del fratellino di Saman, oggi maggiorenne.l

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