Gazzetta di Reggio

Cgil e Uil: piazze piene e uffici vuoti Guerra di numeri con il governo

Cgil e Uil: piazze piene e uffici vuoti Guerra di numeri con il governo

Landini e Bombardieri: «Legge di bilancio piena di errori porterà il Paese a sbattere» Meloni: «Protesta proclamata in estate quando la manovra non esisteva ancora»

18 novembre 2023
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i Martina Regis

Piazze piene e uffici vuoti in risposta ad una legge di bilancio ingiusta e contro la precettazione ai trasporti imposta dal ministro Matteo Salvini. È il bilancio di Cgil e Uil, che hanno promosso la mobilitazione partita da Piazza del Popolo a Roma – dove sono saliti sul palco i leader Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri – per coinvolgere tutte le Regioni del Centro Italia. Ai piedi del Pincio, stando ai calcoli degli organizzatori, si sono raccolte circa 60mila persone, mentre nelle 5 Regioni del Centro le adesioni allo sciopero hanno superato la soglia del 70%, così com’è stata altissima la partecipazione dei trasporti, precettati da Salvini, arrivando al 100% dei porti, al 70% nel Tpl e all’80% nella logistica.

Dati “straordinari” commentano i sindacati, ma Salvini scatena la guerra dei numeri: «Traffico regolare su tutta la rete di Rfi, con adesioni intorno al 5%, nessun treno soppresso sull’alta velocità, adesioni sotto il 16% del personale sui treni regionali», sostiene il Mit in una nota, a cui fa eco la Lega, parlando di «poche adesioni, in particolare nel settore trasporti. Uno schiaffo per Landini e un successo del vicepremier». Secondo il ministero e il Carroccio, dunque, la giornata di venerdì è un “flop”. Salvini dal canto suo non molla la presa e torna alla carica da Bari: «Sono orgoglioso che oggi 20 milioni di italiani possano muoversi liberamente per il Paese. Il diritto allo sciopero – ribadisce – è sacrosanto e nessuno lo mette né lo metterà in discussione ma è altrettanto sacrosanto il diritto al lavoro, alla salute, allo studio e alla mobilità. Oggi c’è un diritto allo sciopero esercitato dalle 9 alle 13, ed è giusto che ritiene di aderire, vi abbia aderito».

Ma i sindacati sfidano Porta Pia. «Salvini guarda questa piazza, studiala bene e porta rispetto a chi sta qui e paga con una giornata di lavoro», dice Bombardieri, dal palco di piazza del Popolo, rivolgendosi poi a tutto il governo quando afferma: «Se volete sindacati silenziosi avete sbagliato indirizzo. Chi sta qui non si piega e non ha paura. Questa è la risposta della democrazia a chi fa il bullo istituzionale». La folla grida e applaude, sventola bandiere rosse e azzurre, innalza striscioni provocatori: dallo slogan della manifestazione “Adesso Basta” a Meloni dipinta come una moderna Maria Antonietta «Il Popolo ha fame? Dategli una manovra sbagliata» fino a Salvini “Precetto La Qualunque” che richiama il celebre personaggio di Antonio Albanese. Ma le urla diventano un boato quando Landini lancia a Palazzo Chigi un messaggio chiaro: «Questa è la risposta più bella, più forte, intelligente e ferma che potevamo dare a chi ha pensato di precettare e mettere in discussione il diritto di sciopero, attaccando la democrazia». Le piazze «sono strapiene ovunque come non si vedeva da anni», per protestare contro una manovra che «contiene porcherie e manda il Paese a sbattere. Se il governo vuole ascoltare allora cambi idea, smetta di fare cavolate, ritiri la precettazione e finalmente apra la trattativa anche con noi», chiosa il numero uno di Corso d’Italia. Sulle note di Bella Ciao la gente inizia a disperdersi in un clima tranquillo, turbato per pochi minuti dall’esplosione di due bombe carta, lanciate da un ragazzo in mezzo alla folla, senza ferire nessuno. Dopo un primo momento di disordine e tafferugli, i manifestanti sono riusciti a fermare il responsabile – che secondo i sindacati era estraneo alla manifestazione – e a consegnarlo alle forze dell’ordine presenti sul posto.

Dalla Croazia, dove si trovava in missione diplomatica è arrivata la replica di Giorgia Meloni. Il governo sulla vicenda della precettazione ha avuto «un ruolo marginale» perché «c’è stato un pronunciamento di un’autorità indipendente» che ha segnalato al sindacato «che non c’erano i requisiti per uno sciopero generale. Non è una decisione che ho preso io, non è una norma che ho fatto io». Quanto alle accuse dei sindacati aggiunge: «Non so cosa si intenda per bullismo istituzionale», aggiungendo però di essere convinta del fatto che «era dovuto da parte nostra il tentativo di mettere insieme il diritto allo sciopero da una parte e quello di poter usufruire di servizi essenziali dall’altra». Riguardo alla protesta, poi, la premier da un lato dichiara di avere «il massimo rispetto per i diritti dei lavoratori e gli scioperi, per chi manifesta per le proprie convinzioni e per i propri diritti», ma dall’altro mette in evidenza che lo sciopero è stato lanciato «molto prima che noi scrivessimo» la legge di bilancio, «praticamente in estate, quando neanche avevo cominciato a pensarla, quindi non posso dire che nel merito sia dovuto a nostri oggettivi errori». Errori che invece l’opposizione denuncia da settimane, parlando di una manovra priva di visione, caratterizzata solo da tagli a sanità, welfare e pensioni. Per questo alla fine il campo progressista ha deciso di scendere in piazza a Roma al fianco di Cgil e Uil. Presenti a piazza del Popolo i parlamentari di Avs guidati da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e anche una delegazione di Pd e M5s, prive però dei rispettivi leader. Né Giuseppe Conte né Elly Schlein si sono fatti vedere nei pressi del palco allestito nella piazza della Capitale. Una scelta ponderata, secondo quanto si apprende, quella della segretaria dem per rispetto del sindacato e per non politicizzare lo sciopero.l