Gazzetta di Reggio

Il caso

Il giallo dei quadri clonati a Correggio: indagato Vittorio Sgarbi

Serena Arbizzi
Il giallo dei quadri clonati a Correggio: indagato Vittorio Sgarbi

Il sottosegretario sotto inchiesta per una sua opera. L’accusa: è stata rubata e poi riprodotta in Emilia

10 gennaio 2024
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Reggio Emilia Per ora i dipinti finiti nel mirino sono due, ma potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. Il sottosegretario ai beni culturali Vittorio Sgarbi è stato travolto da una bufera giudiziaria: il quadro di Rutilio Manetti, la “Cattura di San Pietro”, di sua proprietà, presentato alla mostra di Lucca “I pittori di luce” nel dicembre 2021 sarebbe stato rubato nel 2013 al Castello di Buriasco, in Piemonte. Sul tavolo della Procura di Macerata si trova un fascicolo aperto per autoriciclaggio di beni culturali, come confermato dal procuratore Giovanni Fabrizio Narbone.

L’inchiesta è stata aperta a Macerata perché Sgarbi, che si dichiara innocente, indica il proprio domicilio a San Severino Marche, Comune di cui fu proclamato sindaco nel 1992, ma potrebbe trasferirsi ad altra Procura per competenza territoriale. L’indagine fa il paio con un episodio parallelo, riguardante un altro prestigioso dipinto: “Concerto con bevitore” di Valentin de Boulogne: in questo caso Sgarbi è indagato per esportazione illecita della tela. Ma ci potrebbe essere dell’altro.

Lo snodo dell’inchiesta passa da Reggio Emilia, precisamente a Correggio, dove, nel quartiere industriale, ha sede la G-Lab, un’azienda messa in piedi da due soci volenterosi che in una manciata di anni hanno trasformato la loro impresa da una piccola copisteria a centro all’avanguardia dal punto di vista grafico. La G-Lab, in questi giorni, è stata ribattezzata la “fabbrica dei cloni” delle opere d’arte di Vittorio Sgarbi per la riproduzione di più opere d’arte commissionate dal critico d’arte.

I carabinieri a Correggio

I due soci della correggese G-Lab, i fratelli Samuele e Cristiano De Pietri, lunedì, sono stati ascoltati per 12 ore dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio, che da Roma sono arrivati a Correggio per ascoltare come testimoni gli imprenditori. Ma riavvolgiamo il nastro.

I De Pietri hanno conosciuto Sgarbi tramite un amico comune e si è instaurata una collaborazione. Come documentato nel novembre 2020 dalla Gazzetta di Reggio e dalla Gazzetta di Modena, i fratelli De Pietri, dopo lo scoppio della pandemia, crearono una pellicola in grado di respingere i virus, tra cui il Covid 19. E la presentarono alla Camera dei deputati, con lo stesso Vittorio Sgarbi che ne elogiava le caratteristiche. E la lodò in un post su Facebook, dove, dal suo profilo social, il critico d’arte si chiedeva perché il Governo Conte non adottasse soluzioni efficaci come quella. Tramite il contatto con Sgarbi i De Pietri hanno dialogato con l’allora ministra dell’istruzione Lucia Azzolina per un possibile uso a scuola della membrana. E hanno incontrato il super commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri. E, come documentato dalla trasmissione Report che si è occupata del caso con il Fatto Quotidiano, il 22 ottobre 2020 Sgarbi andò alla G-Lab per valutare l’esito del primo lavoro che il critico d’arte aveva commissionato ai soci correggesi.

Il frammento e la candela

Sgarbi, in quell’occasione, si complimenta per la riproduzione accurata de “La cattura di San Pietro”. Chiede una pila per confrontare l’originale e la copia. E loda il lavoro svolto, che è il primo di una serie di sei opere d’arte (tra queste anche il “Concerto con bevitore”). Se la prima riproduzione viene a costare al critico poco più di 6.000 euro, le fatture dell’impresa a Sgarbi si aggirano sui 20.000 euro: l’ultima risale a dicembre 2023.

Ebbene, ora Sgarbi svilisce pubblicamente il lavoro dell’azienda e stenta pubblicamente a riconoscerne i referenti con i quali si è sempre rapportato. Perché quest’improvviso cambio di rotta?

Ebbene, Sgarbi ha presentato “La cattura di San Pietro” esposto a Lucca come un originale, inedito, trovato a Villa Maidalchina, nelle campagne di Viterbo, acquistata dalla madre del critico. Tuttavia, come risulta anche da riproduzioni fotografiche in alta risoluzione, si tratta di una riproduzione riconoscibile. Lo si capisce dal banding, ossia una sorta di rigatura. Un altro aspetto che differenzia la copia dall’originale è la candela: la fiaccola è spuntata successivamente. Nell’originale, come hanno dichiarato esperti che hanno visionato il dipinto, non c’era e ingrandendo il quadro si vedrebbero i segni di un ritocco. Poi la prova regina: quando fu rubato a Margherita Buzio, proprietaria del maniero torinese, venne ritagliato e sostituito con una copia. Su una delle punte dell’alabarda rimase un frammento dell’originale che si incastra nel punto del quadro dove c’è un rattoppo.

Riguardo al lavoro dell’azienda correggese, il critico riferisce come sia stata pessima la riproduzione de "La nascita di Venere”, del Botticelli, lavoro che G-Lab ha svolto per il Mart: non solo non è arrivata nessuna contestazione, ma l’impresa ha ricevuto dal museo un’altra commissione.

«Sgarbi venne anche a mangiare al nostro ristorante», dichiarano i due soci, che sono anche titolari del locale Speak Easy, a Correggio, dove si trova una foto autografata del sottosegretario Sgarbi. «È venuto nello stabilimento due volte. Mai avremmo immaginato d’avere tenuto per mesi, qui, un quadro che si sospetta rubato», dicono i soci, che hanno ricevuto il dipinto quando la candela c’era già.

Ora l’ipotesi di reato a carico di Sgarbi potrebbe allargarsi ad altri reati, come contraffazione, ricettazione di opere d'arte e truffa. 

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