Gazzetta di Reggio

Politica

Regione, spiraglio sul terzo mandato: la Lega “traina” Bonaccini

Evaristo Sparvieri
Regione, spiraglio sul terzo mandato: la Lega “traina” Bonaccini

Il Carroccio rompe gli indugi e presenta la proposta di legge pro Zaia FdI e Forza Italia contrarie, parte la caccia ai numeri in Parlamento

13 gennaio 2024
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Bologna Il centrodestra alla ricerca di una quadra. Ma la partita appare al calcio d’inizio. E non si può escludere che si finisca ai supplementari. O ai calci (di rigore). La remota ipotesi di una possibile candidatura al terzo mandato del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, sembra trovare di colpo nuova linfa, seguendo una sottile e imperscrutabile rotta che da Cagliari conduce a Venezia, passando per Roma: Sardegna verso FdI (con Paolo Truzzu che spodesta l’uscente Christian Solinas del Psd’Az alle Regionali di febbraio), Veneto verosimilmente mantenuto dalla Lega (con la prospettiva di una nuova candidatura nel 2025 per il dominus del Carroccio, Luca Zaia, che così farebbe il suo quarto mandato).

Bonaccini? In questo caso potrebbe avere un inatteso e sperato via libera per il tris, andando a rimorchio degli eventi. Ma è un rischio. È questa una delle narrazioni che circola finora senza troppa convinzione negli ambienti parlamentari, fra vertici di governo avvenuti e poi smentiti e un risiko di nomi e candidature che tiene banco lungo tutto lo Stivale, alle prese con una lunga stagione di elezioni regionali, amministrative ed europee.

Uno scenario in evoluzione, in cui è caduta a fagiolo la proposta di legge a firma del deputato e segretario della Liga veneta, Alberto Stefani, che prevede di estendere «da due a tre il limite di mandato consecutivo per l’elezione a suffragio universale e diretto del presidente della Giunta regionale», al fine di «valorizzare il lavoro svolto dai governatori e lasciare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente da chi essere rappresentati, in linea con il sistema democratico che contraddistingue il nostro paese».

Una mossa pro Zaia, di cui potrebbe beneficiare lo stesso Bonaccini, ammesso che i tempi tecnici dell’iter parlamentare della proposta di legge consentano di valutare il da farsi prima di fine marzo, quando dovrebbero chiudersi i giochi per un’eventuale candidatura in Europa. Tempus fugit, dicevano i latini. E la clessidra continua a gocciolare.

Per il via libera al terzo mandato dei governatori, in ogni caso, servirebbe la volontà politica della maggioranza parlamentare, che per il momento sembra mancare. Gelo di FdI (nonostante l’apparente apertura di Meloni nella conferenza stampa di inizio anno), freddezza da Forza Italia. Prendere voti dalle opposizioni? Il Pd appare tiepido, il M5s addirittura ostile. La Lega attualmente corre da sola e la maggioranza dei voti, nei fatti, non c’è. Che adesso sia partita una tela per costruirla?

Questa storia delle elezioni regionali e dei terzi mandati sta facendo traballare non poco il governo di centrodestra. E tiene sulle spine anche i dem, soprattutto in Emilia-Romagna. Un braccio di ferro fra Meloni, Salvini e Tajani per scegliere le candidature, dove la premier vorrebbe cominciare a far man bassa di governatori, mentre il leader leghista sta cercando di difendere le posizioni, portare a casa qualche risultato e garantire continuità ai territori amministrati dal Carroccio. Discordia nella concordia. Strappi e cuciture. Banalmente, do ut des.

Quest’anno sono cinque le Regioni al voto: Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria. Una cinquina in cui FdI può vantare solo l’abruzzese Marco Marsilio, puntando quindi ad estendere il proprio bacino passando per la Sardegna, anche a discapito degli alleati. E così la Lega in calo di voti mette sul piatto la fiches del potenziale nuovo mandato di Zaia, puntando su inusuali e imprevedibili sponde a destra e manca e alzando la posta delle trattative, sebbene sembra difficile che il Carroccio si accontenti soltanto di una promessa come contropartita: in Veneto – così come in Emilia – le Regionali ci saranno l’anno prossimo, 2025, un’era geologica per la politica, dove tutto cambia e si trasforma all’occorrenza, figurarsi le promesse. Tanto più con Europee e Amministrative di mezzo. Il vero spartiacque.

Più facile ipotizzare che la contropartita sia un posto al sole in un’altra tornata elettorale (Salvini nei giorni scorsi ha parlato “minacciosamente” di Basilicata) o più voce e ruoli in capitolo in uno dei dossier del governo, rompendo le uova nel paniere all’altro alleato Forza Italia, più in linea con i piani meloniani. Almeno finora.

L’amo del Carroccio tuttavia è stato gettato. Ma la pesca di Salvini sembra più a strascico, sperando di tirar su qualcosa senza restare a sua volta imbrigliato nella rete dei suoi stessi alleati e del suo partito. In Veneto, a una potenziale nuova corsa di Zaia, pare certo che si opporrà l’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, ex leghista con il dente avvelenato e ora deputato forzista, pronto a trainare con sé Forza Italia nell’agone parlamentare. FdI guarda invece al bellunese Luca De Carlo. Quanto al Bonaccini ter, il Pd in Emilia sarebbe tutto con lui. E a Roma? Servirebbe l’ok esplicito di Elly Schlein, che sul tema non è ancora ufficialmente uscita allo scoperto. Enigma.

Un quadro che a breve potrebbe chiarirsi o implodere, nel mezzo di un estenuante tira e molla non privo di tensioni e malumori. In tema di terzo mandato, inoltre, la prossima settimana dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il decreto sull’Election day, che accorpando a giugno Europee e Amministrative introdurrà con un emendamento anche la cancellazione del limite dei due mandati per i Comuni fino a 15mila abitanti. Anche in questo caso, una mossa targata Carroccio, su cui c’è stata convergenza degli alleati a differenza di quanto avvenuto per il terzo mandato dei governatori. Di qui il decreto legge, più rapido e snello di una proposta di legge. Un dettaglio da non trascurare.