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I giorni più freddi dell’anno? Non più: anche 20 gradi sull’Appennino

Manuel Marinelli
I giorni più freddi dell’anno? Non più: anche 20 gradi sull’Appennino

Nei “giorni della Merla” si apre un periodo di alta pressione: caldo, temperature sopra la media e zero precipitazioni

26 gennaio 2024
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Reggio Emilia «L’inverno va in “stand by”». È questo quello che dicono i meteorologi in merito ai prossimi giorni, da qui a inizio febbraio. Ma basta guardare il termometro per rendersene conto. Le temperature rigide portate in dote dallo scorso fine settimana sono solo un lontano ricordo, specie sulle vette più alte. Così come neve e gelo.

L’inverno è già finito, prima ancora di iniziare si potrebbe pensare, visto che il freddo, quello vero, in linea con i valori della stagione, è durato una settimana circa. Per “assentarsi” la stagione invernale ha scelto un periodo singolare, quello in cui, secondo la tradizione popolare, dovrebbe fare più freddo in tutto l’anno: i Giorni della merla, dal 29 al 31 gennaio. Invece, ora si apre un periodo di alta pressione parecchio inusuale, che dall’Africa colpirà l’Europa, l’Italia e ovviamente anche la nostra regione.

Caldo, temperature sopra la media e zero precipitazioni, né pioggia né, tantomeno, neve. A sorprendere guardando i valori attesi è soprattutto l’Appennino, dove si potrebbe dire che è già primavera, complice il fenomeno dell’inversione termica. Con l’alta pressione, infatti, l’aria fredda tende a rimanere in pianura dove, farà molto più freddo che in montagna. Qualche esempio? Ieri sulla montagna modenese e reggiana faceva nettamente più caldo rispetto ai centri urbani. A Pievepelago, Modena, temperatura record di oltre 17 °C a quasi 800 metri di altitudine, al passo delle Radici quasi 14 °C a 1527 metri sul livello del mare, mentre a Collagna, nel reggiano, superata la soglia dei 20 gradi. Al contrario, in pianura le città erano ferme ai 10 °C di Modena, e agli 8. 9 °C e 8. 6 °C rispettivamente di Reggio Emilia e Ferrara.

Stallo con anticiclone

«Fino ai primi di febbraio la situazione rimarrà inchiodata – spiega Nikos Chiodetto, meteorologo di 3B Meteo – Avremo temperature miti e grande inversione termica in Appennino, dove si toccheranno valori quasi primaverili, di 7 o 8 gradi superiori alle medie stagionali. Mentre nelle città l’aumento sarà più contenuto. La foschia e la nebbia fermeranno il termometro massimo a 10 gradi, con minime a 2-3 gradi. Qualcosa potrà cambiare con i primi di febbraio, ma gennaio si chiude così. Naturalmente, lo smog sarà alle stelle e la qualità dell’aria ne risentirà parecchio, viste le precipitazioni nulle». Su posizione analoghe anche le previsioni di Luca Lombroso, meteorologo dell’osservatorio Unimore, che ha definito «mostruoso» l’anticiclone piombato sull’Italia negli scorsi giorni. «Le condizioni rimarranno invariate fino a febbraio e anche oltre – spiega – in pianura si avverte meno a causa dell’inversione termica e ci saranno temperature anche vicine allo zero, con massime fino a circa 12 °C di giorno. Per dare un’idea del fenomeno basti pensare che in Appennino si arriva anche a 8-12 gradi sopra la media, mentre in pianura i valori sono più modesti e si fermano a 2-3 gradi oltre la norma. In vetta al Cimone, a 2165 metri di altitudine, si toccheranno anche 7 gradi, in 36 ore si è passati da -14 °C a 5 °C. Da domenica in città si alzeranno le minime e si abbasseranno le massime per via delle nebbie, avremo giornate grigie e inquinate, così come già sono ora. È una situazione anomala, l’inquinamento raggiungerà valori importanti vista la mancanza di piogge».

Sci, addio stagione?

Le conseguenze maggiori rischiano di pagarle di nuovo gli operatori del settore sciistico, già sufficientemente presi di mira quest’anno. Proprio quando l’inverno sembrava pronto ad ingranare ecco un’altra ondata di caldo simile a quella che ha rovinato i piani per le feste natalizie. Ma i risvolti negativi non si fermano certo qui. Il settore agricolo è certamente uno di quelli più esposti a repentini sbalzi di temperature come quello che stiamo vivendo. Già lo scorso anno, le gelate di aprile misero a dura prova varie filiere, come ricorda il direttore di Coldiretti Modena Marco Zanni: «A Natale c’erano 20 gradi, quello che temiamo è una gelata a cavallo del periodo pasquale. In effetti le stagioni si stanno tropicalizzando, ora le piante rischiano di risvegliarsi con questo calore, per poi gelare una volta fiorite, qualora tornino temperature vicino a 0°C – nota Zanni – L’anno appena concluso è un perfetto esempio: a febbraio e marzo c’era stato caldo, poi ad aprile è gelato tutto. La produzione di pere è stata compromessa per oltre l’80%. Questi continui sbalzi fanno male, non ci sono più mezze misure, si va da 0 °C a 20 °C in un lampo»

Rischio siccità

La riflessione del direttore Zanni si spinge anche sul tema idrico, altro aspetto chiave che negli ultimi anni ha dato parecchio da fare. «Sul fronte siccità il 2023 non è stato critico, ultimamente le piogge sono state graduali e non hanno prodotto danni – conclude il direttore di Coldiretti Modena – Ma nel 2022 ricordiamo bene la scarsità di piogge. Per questo ci stiamo battendo già da tempo per ampliare gli invasi, così da trattenere l’acqua piovana per i momenti di maggior necessità. Anche la mancanza di nevicate abbondanti in Appennino non va certo a nostro favore. Per gli agricoltori diventa sempre più difficile difendere le loro produzioni, se non grazie ad impianti, come quello anti-sbrinamento, finanziabili anche tramite bandi regionali. Speriamo davvero il 2024 sia un buon anno».