Gazzetta di Reggio

Reggio Emilia

Troppe saracinesche chiuse nell’ex strada della moda

Nicolò Valli
Troppe saracinesche chiuse nell’ex strada della moda

In via Monzermone i negozi sfitti superano quelli aperti

18 febbraio 2024
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Reggio Emilia Un centinaio di metri di lunghezza, roba da metterci dieci secondi correndo o percorrendola a passo svelto. Da queste parti, però, il tempo sembra infatti andare molto più a rilento.

Ci troviamo in via Monzermone, una strada nel cuore di Reggio Emilia che da un lato sfocia proprio in via Emilia mentre dall’altro abbraccia l’Isolato San Rocco, teatro di recenti episodi legati alla microcriminalità giovanile. Una volta era la culla della moda, adesso a farla da padrone sono le serrande abbassate dei negozi i cui proprietari hanno deciso di trasferirsi altrove.

Quelli ancora aperti si possono contare sulle dita di una mano: Christian Boutique, Burani Biancheria e Materassi oltre a Scarpette Rosse. Tre baluardi che hanno saputo resistere nonostante le difficoltà ma che, per loro stessa ammissione, tirano avanti con un certo senso di rassegnazione.

Gli altri? Chiusi, temporaneamente come Paguro (che offre servizio serale) o Rebell (in ristrutturazione), ma anche definitivamente: è il caso dell’erboristeria, del negozio Dress, dell’osteria Monzermone (di cui è ancora presente l’indicazione stradale all’inizio della via) o di Oscar; questi ultimi due si sono trasferiti in Galleria Cavour.

La frase “In questi locali il precedente conduttore ha realizzato un considerevole successo commerciale. Pensi di poter riuscire anche tu?» è ancora affissa in prossimità di questi ex negozi, quasi a immortalare i tempi d’oro che furono.

Adesso, da quelle parti, sopra qualche serranda abbassata sono presenti dei graffiti, mentre laddove l’ingresso principale era preceduto da una cancellata stazionano foglie e cartacce trascinate lì dal vento.

Usciti da via Monzermone, sbuchiamo in via Emilia e da quelle parti è un lungo elenco di negozi sfitti. Ci hanno addirittura messo il numero, che supera in totale le 420 unità, secondo una ricerca del Politecnico di Milano.

Via Monzermone, laddove a terra sono visibili le pietre d’inciampo che ricordano Beatrice Ravà e Ilma e Iole Rietti, non fa dunque eccezione.

«Questa è diventata solamente una via di passaggio per le persone che devono raggiungere il parcheggio della Caserma Zucchi dal centro storico», afferma Cristina Burani.

La scelta dell’imprenditrice va però in controtendenza rispetto a tanti altri colleghi che hanno portato le loro attività commerciali altrove: «Abbiamo aperto da qualche mese – dice – la nostra sede centrale si trova fuori dall’Esagono ma abbiamo sfruttato un’opportunità nella speranza di attrarre sempre più clienti anche in questa zona. Purtroppo, però, da queste parti di clienti se ne vedono pochissimo. L’unico movimento è dato un po’ dai locali con la distesa estiva, ma per il resto non è più come un tempo».

Poco più avanti c’è Scarpette Rosse, punto di riferimento nel mondo della danza. «Siamo qui da 37 anni e resistiamo anche per dare un segnale», dice Donatella Bedeschi. L’imprenditrice, proprio come Burani, tiene la porta chiusa a chiave e apre solamente quando un cliente manifesta interesse: «Mi sono capitati episodi spiacevoli. Una volta in via Monzermone c’erano ben 11 negozi, ora le luci sono spente e questo favorisce lo sviluppo della microcriminalità. La situazione è notevolmente peggiorata: tra parcheggi e ztl, il centro storico sta morendo e la politica locale rimane indifferente. I nostri clienti si lamentano quando devono venire da queste parti. Speriamo – conclude quasi rassegnata – che possa cambiare qualcosa». l