Ruspa show, la procura chiede un anno di reclusione per l’ex vicesindaco di Ferrara
La difesa: «Nella vicenda c’è più sostanza che cinema»
Ferrara Dodici mesi di reclusione per il “ruspa show” del 2 ottobre 2019 al campo nomadi di via delle Bonifiche. Tanto ha chiesto il pubblico ministero Ciro Alberto Savino a carico di Nicola Lodi, allora vicesindaco e assessore alla sicurezza del Comune Ferrara, che con l’aiuto dell’ex presidente del Consiglio comunale Lorenzo Poltronieri, si procurò un mezzo dalla società Sortini per la demolizione delle casette mobili.
La richiesta di condanna è arrivata nella tarda mattinata di ieri per due delle imputazioni: quella di deposito incontrollato di rifiuti – pericolosi e non pericolosi – derivanti dalle demolizioni e per aver agito usurpando i poteri e le funzioni spettanti al dirigente del settore edilizia del Comune, in assenza di qualsivoglia delega. Chiesto invece il proscioglimento di Lodi dall’accusa di aver violato le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro per intervenuta prescrizione, pur argomentando il pm sulla sussistenza del reato nel merito, perché lo “show” doveva essere configurato come un cantiere, e come tale trattato, a partire dalle garanzie per i terzi che erano liberi di entrare e muoversi mentre Lodi e un dipendente della Sortini muovevano la ruspa, con relativi pericoli.
«Il vero movente era realizzare uno show, il ruspa show appunto», ha rilevato il pm, ricordando le affermazioni di Poltronieri sulla volontà di «fare del cinema» e un’annotazione della questura nella quale si dà conto che Lodi avesse preavvisato l’intenzione di compiere una «iniziativa di propaganda con l’ausilio di una ruspa». Non una questione di intervento urgente e necessario, come invece spiegato dall’imputato. Non a caso vennero invitati i giornalisti e tutto venne ripreso con un drone (senza autorizzazione).
Per Marco Sortini, legale rappresentate dell’omonima ditta, è stata chiesta una condanna a cinque mesi di arresto con il beneficio della sospensione, anche se è emerso pacificamente che l’accordo – solo verbale – per l’uso della ruspa e le attività di abbattimento delle casette lo prese il fratello.
La difesa di Lodi, sostenuta dall’avvocato Carlo Bergamasco, ha puntato molto sul contesto in cui si è svolta la vicenda, sul merito di aver smantellato il campo nomadi, sulla necessità di impedire nuovi accessi e sul fatto che, essendo l’intervento avvenuto a titolo gratuito, non si possa configurare una usurpazione. Nel merito della gestione dei rifiuti, come anche ha fatto la difesa di Sortini (avvocato Maria Spina), il legale dell’ex vicesindaco ha affermato che vi sia prova che quelli ritrovati abbandonati non fossero legati al “cantiere” e che comunque non ne sia stata data sufficiente prova. «Nella vicenda – ha rimarcato Bergamasco – c’è molta più sostanza che cinema. Sostanza che la città aspettava almeno da vent’anni».
La decisione della giudice onoraria Anna Maria Totaro è prevista per il 30 maggio.
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