Gazzetta di Reggio

Economia

I conti in tasca ai modenesi: pagati oltre 6mila euro di Irpef

di Giovanni Medici
I conti in tasca ai modenesi: pagati oltre 6mila euro di Irpef

Nel 2023 reddito medio è di quasi 28mila euro. I contribuenti sono 548mila

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MODENA. I contribuenti modenesi nel 2023 hanno percepito un reddito medio di 27.913 euro e versato per l’Irpef 6.178 euro.
Il report
A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha elaborato i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze e ha messo in fila tutte le 107 province italiane in base ad una serie di parametri. A livello territoriale il prelievo medio netto Irpef più elevato ha interessato i contribuenti della Città Metropolitana di Milano con 8.846 euro. Seguono le persone fisiche di Roma con 7.383, della provincia di Monza-Brianza con 6.908, di quella di Bolzano con 6.863 e della Città Metropolitana di Bologna con 6.644. Modena è nona. I meno tartassati d’Italia sono stati i contribuenti della provincia del Sud Sardegna, che hanno versato solo 3.619 euro. La media nazionale è pari a 5.663 euro. La nostra provincia è invece l’ottava in Italia se si considera la classifica per reddito complessivo medio dichiarato relativa al 2023: la Città Metropolitana di Milano è la più ricca con 33.604 euro, seguono i contribuenti di Bologna con 29.533, di Monza-Brianza con 29.455, di Lecco con 28.879, di Bolzano con 28.780, di Parma con 28.746 e di Roma con 28.643. Sono le stesse realtà territoriali che si contendono anche le primissime posizioni della classifica relativa al prelievo fiscale riconducibile all’Irpef. La media nazionale è di 24.829 euro e dunque il contribuente modenese è, secondo questa analisi della Cgia, denuncia circa il 12% in più rispetto al dato italiano. Sono oltre 42,5 milioni i contribuenti Irpef presenti in Italia. Di questi, quasi 23,8 sono lavoratori dipendenti, 14,5 pensionati, 1,6 lavoratori autonomi e 1,6 sono percettori di altri redditi. L’area che ne conta di più è Roma.
La situazione a Modena
Nel modenese i contribuenti secondo lo studio della Cgia di Mestre sono 548.298, e la nostra provincia è ventunesima in questa speciale classifica. 322.856 di essi hanno denunciato nel 2023 redditi da lavoro dipendente, 186.923 da pensione mentre 19.375 sono i lavoratori autonomi e 24.904 i percettori di redditi da partecipazione.
Il focus nazionale
Al netto delle detrazioni e degli oneri deducibili, nel 2023 i contribuenti italiani hanno dichiarato un’Irpef pari a 190 miliardi di euro. Questa imposta, ricordiamo, è la più importante in termini di gettito e vale circa un terzo delle entrate tributarie complessive. In considerazione del fatto che il nostro sistema fiscale si fonda su criteri di progressività è fondamentale evidenziare, ricorda ancora l’associazione, che le aree geografiche caratterizzate da un prelievo fiscale più elevato corrispondono, in linea di massima, a quelle con redditi più alti. Sia per quanto riguarda il livello di reddito che di tassazione, lo scostamento tra Nord e Sud del paese è molto rilevante. Si pensi che tra le 107 province monitorate in questa elaborazione dell’Ufficio Studi Cgia su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la prima area geografica del Mezzogiorno per livello di prelievo Irpef e anche per quel che concerne il reddito complessivo medio è la Città Metropolitana di Cagliari, che occupa rispettivamente il 25°e il 41° posto nella classifica nazionale.
La pressione fiscale
«Nel Documento di Economia e Finanza 2025 del Governo, si stima una pressione fiscale per l’anno in corso del 42,7 per cento; un livello in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al dato del 2024. Tuttavia, è necessaria una puntualizzazione: va ricordato – dice la Cgia - che la Legge di Bilancio 2025 ha sostituito la decontribuzione a favore dei lavoratori dipendenti con una analoga misura che combina gli sconti Irpef con il “bonus” a favore delle maestranze a basso reddito. Mentre la decontribuzione si traduceva in minori entrate fiscali-contributive, il “bonus” (che vale circa 0,2 punti percentuali di Pil) viene contabilizzato come maggiore spesa e quindi va ad “appesantire” la pressione fiscale. Pertanto, se tenessimo conto di questo aspetto, nel 2025 la pressione fiscale sarebbe destinata a diminuire, sebbene di poco, attestandosi comunque al 42,5 per cento».

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