Festival della Migrazione, lo scrittore Olumati: «Senza la cittadinanza significa essere cittadini di Serie B»
L’evento inizia oggi – martedì 21 ottobre - alle 17 al Teatro San Carlo. L’artista: «Il viaggio, la scoperta e l'emigrazione in generale saranno temi fondamentali da trattare, perché costruiscono la storia del nostro paese»
MODENA. Sonny Olumati, artista, scrittore e coreografo, è tra i protagonisti del Festival della Migrazione. Molto conosciuto anche sui social per il proprio attivismo riguardo i temi di cittadinanza e italianità, è stato ospite anche a diversi programmi televisivi ed è vicepresidente del movimento Italiani Senza Cittadinanza e domani incontrerà i giovani modenesi nell’ambito del Festival della Migrazione. Sonny è nato a Roma, da genitori nigeriani: vive da tutta la sua vita in Italia e parla uno spiccato accento romano. È italiano. Nonostante questo, però, i processi per l'effettivo ottenimento della cittadinanza sono ancora in corso. «Il viaggio, la scoperta e l'emigrazione in generale saranno temi fondamentali da trattare, perché costruiscono la storia del nostro paese. Non vedo l’ora di confrontarmi con i giovani».
Olumati, alcuni numeri di cui discuterete?
«Per quanto riguarda i ragazzi di seconda generazione, pensiamo al fatto un bambino su 10, in una classe, oggi è figlio di un migrante. E tre su 4 di questi non hanno la cittadinanza. Oggi, a Roma, i nati in Italia senza cittadinanza sono 64mila, quasi 2 milioni in Italia».
Qual è un tema che salterà fuori mentre dialogherà con il pubblico?
«La sicurezza. È un tema che deve diventare un po' di tutti quanti. Non perché ci sono persone cattive ma perché ora arrivano nuove persone che non conoscono la nostra cultura. Perciò la sicurezza deve essere una priorità per tutti e per farlo dobbiamo parlare sia delle strade che delle carceri».
Non è la prima volta che viene a Modena. Le ha dato l'impressione di una città accogliente?
«Ho attraversato ogni ruolo al Festival della Migrazione: da utente, a relatore, fino alla posizione attuale, in cui mi trovo nel Comitato scientifico. Trovo sempre una cittadinanza molto attiva, che si dà da fare. Penso che la maggior parte della città si presta tantissimo a temi di questo tipo».
Quali sono secondo lei i temi che devono essere costantemente ribaditi, visto che parlerà soprattutto alle nuove generazioni?
«Penso che negli ultimi anni si stia perdendo un po’ la bussola. La cosa più importante è che non si perda mai la voglia di migliorare il mondo. I cambiamenti avvengono in maniera lenta».
Come spiegherebbe a chi è cittadino italiano dalla nascita la sensazione di non essere considerato cittadino del paese in cui sei nato?
«Non avere la cittadinanza equivale a vivere in un’incertezza costante. Perché non smette di esserci anche dopo che la ottieni, ma ti può essere revocata. Ho la sensazione che in Italia esistano cittadini di Serie A e di Serie B. Il nostro paese taglia fuori troppe persone dalla vita politica e decisionale, basta pensare anche ai fuorisede, che non hanno possibilità di votare. Perciò, non possiamo ancora dire che esista il suffragio universale».
Parlando, invece, dei social, i suoi video da un po' di tempo mostrano solo alcuni spezzoni di discorsi politici e dibattiti televisivi. Cosa vuole comunicare?
«Il dibattito politico è arrivato a tempi bui da entrambe le parti. Non voglio dare più opinioni, anche perché ormai si sa da che parte sto. Preferisco mostrare. La verità è la più grande arma».