Gazzetta di Reggio

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Allarme mafia, per gli edili c’è la banca dei poveri

Allarme mafia, per gli edili c’è la banca dei poveri

Allo studio dell’Aier, l'associazione imprenditori edili reggiani, un’iniziativa contro l’usura dedicata ai piccoli imprenditori. Per evitare che la ’ndrangheta stritoli le imprese

18 maggio 2010
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REGGIO. Una sorta di «banca dei poveri». Dove per «poveri» si intendono i piccoli imprenditori edili reggiani che - calabresi o no - vanno presi per mano e condotti lungo la strada maestra (che è poi quella della legalità) per evitare che, stretti nella morsa della crisi e dei debiti ingombranti, incappino per sbaglio in qualche strozzino di troppo. La banca è quella che potrebbe nascere a breve per iniziativa dell’Aier: un modo per aiutare le aziende in difficoltà ad ottenere l’accesso al credito.

Che sin dall’inizio nel mirino dell’Aier (associazione imprenditori edili reggiani) ci fossero finite le banche tradizionali lo si era capito dal documento programmatico diffuso già durante la prima assemblea, quella che sancì la presidenza di Antonio Rizzo (vice: Antonio Gualtieri) e la direzione di Alessandro Palermo. Un documento che tra mutui e accesso al credito battezzava in maniera sufficientemente chiara i problemi vissuti oggi dalle piccole imprese edili: perlopiù gestite da artigiani di origine calabrese, ma a tutt’oggi operanti sul territorio reggiano. Oggi, dopo aver tentato confronti con le istituzioni, l’Aier sta lavorando a un piano per certi versi ambizioso. La costituzione, cioè, di una banca ad hoc, destinata a «sostenere» i piccoli in difficoltà. Il metodo allo studio (i commercialisti sono già al lavoro per verificarne la reale fattibilità) è quello del credito cooperativo, che presuppone, di suo, un capitale sociale di base non inferiore ai 5-6 milioni di euro.
Ma visto che l’Aier è composta da imprenditori edili, e che, in quanto tali, essi risultano già per conto loro in discreta difficoltà, vien da chiedersi in che modo l’associazione possa arrivare a reperire il denaro necessario alla fondazione. Il tam-tam - è stata la risposta - è già partito. E per arrivare a mettere assieme la somma necessaria pare si stiano mobilitando gli operatori del settore. Quindi, oltre a chi - imprenditore - soldi da metterci evidentemente ne ha, anche e soprattutto le agenzie immobiliari del territorio.
Una mossa per far sì che l’usura non attecchisca oltre. E per arginare gli eventuali sbandamenti di chi, in debito con le banche per 10 o 20mila euro (ma tutto a un tratto con i rubinetti chiusi perché considerato in «default»), non sa più da che parte sbattere la testa in preda alla disperazione.

Una definizione - banca dei poveri - a metà tra l’ironico e il drammatico: perché dall’usuraio «ci vanno i piccoli», ha detto ieri Rizzo, «quelli a cui oggi la banca ha tagliato pure il bancomat. Questi, invece, devono sapere che esistono altre strade per uscire da una situazione difficile: strade lecite, ma percorribili. Ed è importante conoscerle».
Quanto al rapporto con le altre banche, coadiuvata dall’avvocato Nino Ruffini, l’Aier pare stia passando al setaccio contratti, tassi e derivati. (mi.sc.)