Gazzetta di Reggio

Reggio

«Atti orribili, ma non odio Duò»

Tiziano Soresina
I tre morti: Sandra Pattio e i figli Marco e Thomas
I tre morti: Sandra Pattio e i figli Marco e Thomas

Parla l’unica sopravvissita alla strage di Sabbione. Sta meglio l'80enne «Adriana» scampata un anno fa alla mattanza. Piange ricordando i «suoi bimbi» Thomas e Marco, ora vive dai parenti

03 settembre 2010
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REGGIO EMILIA. «Ha commesso una cosa orribile, ma non lo odio». E' trascorso un anno dalla strage di Sabbione e, faticosamente, «Adriana» Guidetti sta recuperando energie e serenità, «protetta» dai parenti con cui ora vive, lontano da quella casa di via Cantù in cui, all'improvviso, il 31 agosto 2009 era piombata una ferocia inaudita.

La sartina 80enne di Sabbione ha «flash» confusi di quella terribile notte, ma dal giorno dell'interrogatorio in ospedale - a metà gennaio - sa che i «suoi bimbi» Thomas e Marco ma anche la cara Sandra sono stati sterminati e per mano del capofamiglia, Davide Duò. Era legatissima a tutti loro, li aveva accolti in casa quando era rimasta vedova, si sentiva protetta da quella bella famiglia, poi l'orrore di cui ricorda ben poco: lei a terra, il calore del sangue che l'avvolge.

Duò l'aveva picchiata e colpita al torace con un coltellaccio, ma l'anziana riuscirà a salvarsi dopo due delicati interventi chirurgici e dalla primavera scorsa ha lasciato l'ospedale per ricominciare a vivere.

«Adriana» ha dentro di sé una tristezza infinita, piange pensando agli affetti perduti in quel modo orribile, ma il livore non fa parte di lei, non riesce ad odiare Davide, il pluriomicida che le ha sconvolto la vita.

Non ha, però, mai voluto rivedere la sua casa di Sabbione, ha bisogno di altro tempo per affrontare una prova simile. Intanto, pian piano, sta recuperando autonomia: le medicine e il conforto dei parenti che non la lasciano mai sola sono i punti-fermi di una rinascita che ha del miracoloso visto quello che le è accaduto: le coltellate al torace e le botte di quell'uomo che, in pieno delirio, voleva non solo la morte di «Adriana» ma di tutta la famiglia.

Nella sua nuova abitazione la strage è un argomento quasi tabù, una ferita ancora troppo fresca anche solo per parlarne fra parenti ed ovviamente «Adriana» non sa del rimorso che rode Duò e del suo recente tentativo di farla finita, con un'elevata dose di farmaci, all'interno del carcere milanese di Opera.

Quando l'anziana sartina venne interrogata dal pm Valentina Salvi capì - di colpo - che non era stato un incidente stradale a ridurla in quello stato, bensì l'inaudita violenza di una delle persone a cui era più legata. Pensieri cupi, da scacciare ogni giorno, per guardare avanti. Con l'aiuto dei suoi cari.

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