«Calabrese non significa 'ndrangheta»

Antonio Rizzo
Antonio Rizzo

Gli edili dell'Aier invitano la cittá a non fare di tutta l'erba un fascio

26 novembre 2010
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 REGGIO. «I calabresi non sono tutti uguali». Due giorni fa, poche ore dopo l'agguato che ha colpito alle spalle Vito Lombardo, un lettore della Gazzetta ha preso carta e penna per sottolineare il concetto. E cioè: non siamo tutti delinquenti. Ieri, invece, a ribadirlo è stata un'associazione - quella degli imprenditori edili reggiani, vale a dire l'Aier - che, stando al nome, è reggiana in tutto e per tutto. Ma che, di fatto, in cittá viene indicata da molti come l'associazione dei calabresi. E' calabrese il suo presidente - Antonio Rizzo - ed è calabrese il suo vice (Antonio Gualtieri). E' calabrese il suo direttore (Alessandro Palermo) e sono calabresi (quasi) tutti i suoi associati.  Ecco perché ieri l'Aier si è sentita in dovere di intervenire. E (ovvio) di «condannare duramente» quanto accaduto martedì sera a Coviolo. All'imprenditore ferito da due colpi di pistola (che all'Aier comunque non risulta iscritto) la direzione dell'associazione nata soltanto pochi mesi fa «augura una pronta guarigione». Ma nel merito, Rizzo e company scrivono: «Quello accaduto è un fatto grave per la cittá e per tutta la categoria degli edili. Purtroppo, episodi come questo inducono a generalizzare e ad associare la comunitá calabrese alla criminalitá organizzata».  Ed eccolo qui, allora, l'invito a non fare di tutta l'erba un fascio. Reggio, cioè, la smetta di considerare «criminale» o « 'ndranghetista» chiunque possegga un cognome che finisca per «o», per «e» o per «ì», e magari parli con una evidente «t» aspirata e una cadenza piuttosto accentuata.  «Tra Reggio e provincia, siamo 30mila», hanno sottolineato spesso i diretti interessati. Che siedono nei consigli comunali locali, che ambiscono ad assumere incarichi pubblici di una certa evidenza e che oggi, ad esempio, sono anche ai vertici della Reggiana calcio. Che quando si tratta di elezioni amministrative fanno «comodo» a chi si candida, ma che comunque rimangono una comunitá a sé stante.  «Auspichiamo - scrive ancora l'Aier nel proprio comunicato stringato dove qualsiasi parola di troppo avrebbe rischiato di scatenar polemiche - che le forze dell'ordine, di cui abbiamo il massimo della stima, possano risolvere il caso nel più breve tempo possibile». L'inchiesta - l'hanno detto ieri gli investigatori - è particolarmente delicata. Quel che si attende è che le condizioni cliniche di Lombardo migliorino al punto da consentirgli di sostenere un interrogatorio. Soltanto allora sará possibile cominciare a sbrogliare veramente la matassa. (mi.sc.)