Gazzetta di Reggio

Reggio

Scandiano. Marco Manzini uccise la moglie e ne simuló il suicidio, la sentenza ha escluso la premeditazione

Delitto Galiotto, 19 anni al marito

Claudia Benatti
I genitori e la sorella di Giulia Galiotto, la vittima, e il marito Marco Manzini (l’assassino)
I genitori e la sorella di Giulia Galiotto, la vittima, e il marito Marco Manzini (l’assassino)

La rabbia dei genitori di Giulia dopo la condanna: «Non è stata fatta giustizia»

21 dicembre 2010
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 SCANDIANO. Marco Manzini non aveva premeditato di uccidere la moglie, Giulia Galiotto: è quanto ha deciso il giudice Francesco Maria Meriggi, che ha condannato il 36enne originario di Scandiano, reo confesso, a 19 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio volontario aggravato, con lo sconto di pena del rito abbreviato. Sentenza che si discosta dalla richiesta dei 30 anni di carcere formulata dal pubblico ministero, che invece ha sempre sostenuto che quell'11 febbraio 2009 il delitto fosse stato consumato con premeditazione.  Manzini è stato condannato anche al pagamento di una provvisionale (immediatamente esecutiva) di 300mila euro per ciascun genitore e 190mila euro per la sorella della vittima.  In lacrime i genitori di Giulia che - come la sorella della donna, Elena, che abita a Castellarano - si attendevano una condanna più severa.  «Non è stata fatta giustizia» hanno detto appena usciti dall'aula dove è stata letta la sentenza.  «La delusione è veramente grande - ha dichiarato l'avvocato Elisa Vaccari, legale dei genitori, che si sono costituiti parte civile insieme alla sorella Elena - Ora attendiamo di leggere le motivazioni e di discuterne insieme al pubblico ministero, ma sicuramente presenteremo ricorso in Appello».  Parzialmente soddisfatto si è invece dichiarato l'avvocato Roberto Ghini, difensore di Marco Manzini.  «Riteniamo questa sentenza tutto sommato non mite - ha detto Ghini - anche se siamo contenti che il giudice abbia ritenuto insussistente la premeditazione, cosa che abbiamo sempre sostenuto fin dall'inizio. Era questo infatti il vero nodo del processo dal momento che Manzini ha confessato l'omicidio. Continuiamo a essere convinti che abbia agito per una sorta di "corto circuito mentale", per questo abbiamo anche sostenuto che ci fosse un vizio parziale di mente, escluso peró dal perito del giudice. Con questa sentenza al mio assistito viene concessa la prospettiva di un futuro che una condanna a 30 anni gli avrebbe negato».  Critica riguardo alla sentenza il consulente psichiatrico di parte civile, Camillo Valgimigli: «Il giudice ha avuto mesi per approfondire testimonianze e atti, ma non li ha considerati. La montagna ha partorito un topolino, è come uccidere Giulia una seconda volta. Quanto commesso da Marco dopo il delitto delinea una premeditazione ed è difficile credere in questa sentenza che invece la esclude».  Il delitto avvenne la sera dell'11 febbraio 2009, a San Michele dei Mucchietti (Modena), dove viveva la coppia. L'uomo afferró un sasso e colpì la moglie alla testa, poi ne gettó il corpo nel Secchia per simularne il suicidio. Ai carabinieri e ai suoceri raccontó di una discussione e dell'allontanamento della donna. Si disse preoccupato, mostró un biglietto scritto da Giulia ed espresse il timore che potesse aver tentato il suicidio. Nella notte il cadavere fu ritrovato nel fiume ma alcuni particolari insospettirono gli inquirenti.