Seconda auto bruciata al 37enne
Come nel maggio 2010 nel mirino un imprenditore calabrese
C’è un inquietante filo che lega l’incendio doloso di lunedì sera con un fatto analogo di un anno e mezzo prima: stesso tipo di macchina (una Bmw 730), stesso posto (il parcheggio di via Cecati) ma soprattutto stesso proprietario dell’auto in fiamme, cioè l’imprenditore calabrese 37enne Michele Colacino che lavora nel settore degli autotrasporti.
Quindi per la seconda volta Colacino si ritrova coinvolto – suo malgrado – in un atto intimidatorio che lo lascia attonito e su cui la Mobile sta indagando perché, al momento, non si esclude il cupo “avvertimento” di un’organizzazioni mafiosa attiva nel racket delle estorsioni e del gioco d’azzardo. Piste in odore di ’ndrangheta che l’imprenditore da sempre smentisce: non ha sospetti, è molto infastidito per sè e per la sua famiglia per quanto sta accadendo e ritiene più credibile un atto vandalico. Anche nel maggio 2010 l’imprenditore aveva raccontato alla Gazzetta tutto il suo stupore: «Ho la massima fiducia nella magistratura e nella polizia – aveva rimarcato Colacino – e le indagini che stanno conducendo porteranno, ne sono certo, alla conclusione che nel mio caso si è trattato di un vandalismo. Anche perché io non ho conti aperti di nessun genere con usurai o altre forme di malavita. Ho sempre rispettato la legge».