Zona stazione, mancano negozi e servizi
Gli abitanti soddisfatti delle iniziative a favore di studenti e giovani coppie per la riqualificazione del quartiere
La riqualificazione del quartiere della stazione non può prescindere dall’apertura di nuove attività commerciali che vadano a riempire un vuoto aperto ormai troppi anni fa». I cittadini della zona stazione plaudono all’iniziativa del Comune che, in settimana, ha comunicato l’acquisto di immobili destinati a studenti e giovani coppie, ma rilanciano.
«Ringraziamo il Comune per quanto ha già fatto, ma servirebbero incentivi rivolti ai giovani per favorire l’apertura di negozi di alimentari, un forno, un fruttivendolo e una macelleria: esercizi commerciali che una volta erano presenti nel quartiere ma che sono tutti stati costretti a chiudere, con grande disagio e disappunto degli abitanti»
«I nuovi negozi che hanno aperto sono esclusivamente botteghe etniche o negozi di telefonia o transfer monetario con l’estero. Cambiano spesso gestione e la loro clientela, abbiamo avuto modo di notare, non è numerosa ed è composta soltanto da cittadini di origine straniera. Il risultato? Mancando negozi di alimentari, panetterie e ortofrutta, gli storici abitanti, molti dei quali anziani, del quartiere sono costretti a prendere l’auto per recarsi nei supermercati o andare in centro. In via Turri per anni ha funzionato un supermercato che è stato chiuso già da tempo. In via Eritrea e in viale IV Novembre erano presenti diversi salumieri, due panetterie, due negozi di ortofrutta, due lavanderie, una merceria diversi bar: negozi che potevano contare su un’affezionata clientela ma che hanno via via chiuso durante l’apertura del cantiere del parcheggio sotterraneo in piazzale Marconi. Già da cinque-sei anni, quindi, il quartiere si trova sprovvisto di negozi che offrano beni primari. Perché il Comune non s’impegna ad offrire agevolazioni a giovani che abbiano voglia di aprire un’attività in questa zona? Il negozio “Libera” in viale IV Novembre, che vende prodotti equosolidali e provenienti dalle terre confiscate alla mafia, ha sollevato un certo interesse ed è frequentato. Questo dovrebbe far riflettere i nostri amministratori».
«Ringraziamo – concludono gli abitanti – l’assessore alla sicurezza sociale Franco Corradini che ci ha sempre ascoltati e ha sempre cercato di venire incontro alle nostre esigenze. Siamo soddisfatti di quanto già fatto, ma proprio alla luce di quanto già fatto, servirebbe un ulteriore sforzo, magari dell’assessorato al commercio, per evitare che il quartiere diventi un ghetto e che invece si torni ad animare. Se tornassero ad esserci i negozi, questo quartiere potrebbe tornare a essere un riferimento non solo per gli abitanti della zona, come di fatto era un tempo. Ora in queste strade è possibile incontrare soltanto extracomunitari che vi sostano, spessissimo bevendo seduti sui gradini degli ingressi di case o negozi. Sono state tante le risse e i problemi insorti, non passa settimana senza che si sentano sirene della polizia o delle ambulanze. E tutto questo non può continuare».