Mussini (Cna): «Confapi poco chiara»
Il presidente degli artigiani: «Il nostro progetto di aggregazione scartato senza motivo. Con gli industriali non c’è futuro»
Nessun futuro per Confapi se - com’è già stato in realtà deciso - si fonderà con gli Industriali Reggiani. A dirlo, questa volta, non è un “gufo” qualsiasi ma Tristano Mussini, presidente della Cna di Reggio, associazione con la quale la presidente di Confapi Cristina Carbognani aveva aperto un secondo tavolo di trattative per una possibile aggregazione, scalzato ora da un patto di ferro con il presidente degli industriali Stefano Landi e che porterà alla creazione di Unindustria Reggio nella quale confluiranno le due sigle. «Andando verso Unindustria, Confapi dichiara implicitamente chiusa la propria esperienza e decide di farsi assorbire dal sistema di Confindustria» dice secco Mussini «Fatichiamo a comprendere le ragioni che hanno spinto i vertici Confapi a rinunciare alla sfida di costruire qualcosa di nuovo e d’importante con noi, soprattutto per una ragione: noi imprenditori sappiamo bene che non può esserci “pari dignità” in un progetto di “fusione per incorporazione». Mussini prende spunto dall’intervento pubblicato ieri sulla Gazzetta da Piero Ferrari, contitolare della Coesa srl e associato Confapi, deciso a non partecipare alla fusione con gli industriali per un’eccessiva differenza di vedute («La coesistenza sarebbe difficile» aveva detto). Per questo l’imprenditore propendeva alla Cna, che però «ha perso una storica occasione non volendo scendere a maggiori compromessi».
«Condivido appieno le tue obiezioni ma mi domando cosa ti è stato raccontato» risponde Mussini rivolto a Ferrari e ponendo dubbi sulla trattativa condotta dai dirigenti di Confapi. «Da subito, abbiamo colto in pieno il significato politico di un accordo tra Cna e Confapi. Sottoscrivo appieno le osservazioni di Ferrari, che sono però già parte integrante del progetto che abbiamo consegnato alla delegazione di Confapi di Reggio. A questo punto ci chiediamo, effettivamente, cosa la delegazione di Confapi che si è rapportata con noi, abbia riferito alla sua base associativa prima di assumere decisioni definitive. Dalle informazioni in nostro possesso, ci risulta che il progetto non sia stato valutato nel merito politico e nelle sue conseguenze sulla rappresentanza della piccola e media impresa, ma sia stato liquidato con poche parole e con un parere tecnico fatto da un consulente dell’associazione. Quel che è certo è che Cna ha proposto la costruzione di nuova Casa dell’Industria reggiana che permetterebbe a Confapi di salvaguardare la propria storia trentennale, contribuendo allo sviluppo di un’esperienza pilota in Italia che avrebbe fatto scuola nel panorama associativo dell’industria privata, dando il giusto protagonismo a quella parte di industria che costituisce l’ossatura del sistema produttivo italiano, senza essere necessariamente multinazionali. La nascita di questo nuovo soggetto di rappresentanza della media industria rappresenterebbe un’auspicabile alternativa al sistema confindustriale che ha sue ragioni di esistenza, grande prestigio e grandi meriti ma che non può essere l’unico rappresentante di un sistema economico estremamente articolato, per storia, dimensioni, interessi economici e sociali. Lavorando assieme a Cna, che da tempo non è più solo l’associazione degli artigiani, Confapi può dare vita a un’esperienza innovativa mantenendo la forza del proprio marchio e costruendo un nuovo futuro. È un po’ come quando un imprenditore, di fronte a un momento di crisi deve scegliere tra la possibilità di “vendere tutto, poi si vedrà” o “si cambia, s’innova e si riparte”. La seconda ipotesi è certamente più difficile ma è anche più avvincente, è l’essenza dell’essere imprenditore. È vero, per cambiare ci vuole coraggio, ma i presupposti per farcela ci sono tutti. Per questo resta immutata la nostra disponibilità a proseguire il confronto con coloro che vogliono conoscere meglio l’idea di dare vita a quel soggetto intermedio che sta tra la piccola impresa artigiana e gli interessi della grande impresa».