Gazzetta di Reggio

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Il vescovo visita la chiesa martoriata dal terremoto

Il vescovo visita la chiesa martoriata dal terremoto

Rio Saliceto: ieri monsignor Adriano Caprioli a San Giorgio Centinaia le persone per la messa nella tensostruttura

20 agosto 2012
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RIO SALICETO. «Va bene fare il vescovo dietro la scrivania e in Cattedrale, ma quando fai il vescovo fuori casa, andando in mezzo alla gente è diverso: è come andare in missione. Una cosa che fa bene alla gente, che ci sente finalmente più vicini, ma che fa tanto bene anche al vescovo». È con questo spirito che monsignor Adriano Caprioli, dopo aver celebrato in tutte le chiese e le parrocchie ferite dal sisma del 20 e del 29 maggio scorso, ieri è arrivato anche a Rio Saliceto per celebrare la Santa Messa. Un importante rito di comunità che i riolesi attendevano da tempo. Questi ultimi tre mesi, infatti, sono stati momenti carichi di prove difficili: il terremoto, la chiusura della chiesa, la perdita di un giovanissimo della comunità, Stefano Losi, e della mamma di don Carlo, Lida Scaruffi. A cui va aggiunta la convalescenza di don Castellini, arrivato a Rio ieri per la prima volta dopo l’incidente del 7 agosto, lo stesso in cui ha perso la vita la madre. «Sapete, io qui non potevo mancare – ha spiegato il vescovo – Voi ne avete passate tante, tutte insieme, e volevo stare vicino anche al vostro parroco, a don Carlo, che è stato colpito due volte: non solo per il terremoto, che gli ha chiuso la chiesa, ma anche per la morte della sua mamma in tragiche circostanze».

E i riolesi, che ne hanno passate davvero tante, ieri hanno dato la loro prima risposta: impazienti, desiderosi di salutare il loro parroco e di sentire le parole del vescovo Caprioli, hanno partecipato numerosi nella tensostruttura di via Martiri, a fianco alla chiesa di San Giorgio, martoriata dal terremoto. Volevano esserci per il ritorno del loro parroco ed assistere alla preghiera del vescovo e, magari, anche scoprire quando avrebbe aperto la loro chiesa. Ma soprattutto hanno cercato nella preghiera parole di conforto e di solidarietà.

«Finora sono stato in tante chiese e in tante parrocchie – spiega Caprioli – ma non bisogna dimenticare che, a causa del terremoto, sono tante anche le famiglie senza casa. Magari non è il caso di Rio Saliceto, ma bastano pochi chilometri di distanza per accorgersene. E pregare in mezzo alla gente è un segno di vicinanza e di conforto. È la fede che ce lo impone e io sto solo seguendo la parola di Dio». Durante il rito celebrativo, vescovo e fedeli hanno pregato per l’Emilia, per le vittime del terremoto, per i soccorritori, per coloro che hanno aiutato sin da subito le popolazioni in difficoltà, per chi ci ha messo il cuore e per chi ha messo le competenze tecniche. E ancora, hanno chiesto al Signore coraggio per la ricostruzione e per un avvenire sereno e tranquillo. «Questi sono tempi di prova – aggiunge Caprioli - e proprio ora, per andare avanti, serve coraggio, coesione e uno spirito di comunità parrocchiale. Perché la Chiesa soffre ma spera».

Silvia Parmeggiani