«Mai ricevuto alcuna minaccia»

«Mai ricevuto alcuna minaccia»

Barillari, cognato del titolare, conferma il dolo: «Tremenda sorpresa, volevano colpire i trasporti»

08 novembre 2012
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REGGIOLO. «Siamo in paese di m… Mio suocero non ha mai ricevuto minacce. Non so chi possa essere stato. C’è gente stupida in giro». Così si è espresso, tagliando corto, Antonio Barillari, genero di Domenico Bonifazio, titolare della ditta autotrasporti di via Aurelia a Reggiolo, al quale ignoti hanno incendiato e distrutto 9 autoarticolati adibiti al trasporto sabbia e ghiaia. Un commando, venuto da chissà dove, che ha preso di mira le motrici dei mezzi appiccando il fuoco con materiale infiammabile alle sole cabine per renderle completamente inutilizzabili. Lo scopo dei criminali era quindi di bloccarne totalmente l’attività. Sembra, inoltre,che la famiglia Bonifazio non sia neppure assicurata. «Mio suocero mi ha chiamato all’una di notte per dirmi cos’era successo e mi sono subito precipitato lì - racconta Barillari - quando siamo arrivati in azienda tutti i camion erano già in fiamme. L’altro mio suocero aveva chiuso il cancello intorno alle 23.15 senza notare niente di strano. Da quello che mi hanno detto i carabinieri non ci sono segni di scasso o forzatura del cancello. Quindi devono essere entrati in un altro modo».

Barillari conferma quindi in modo esplicito che le fiamme sono state appiccate da un gruppo di persone, giunte sul posto qualche minuto dopo che l’ultima persona presente in azienda aveva chiuso il cancello di entrata, assicurandosi che fosse tutto in ordine. Le cose, però, di lì a pochi minuti, sono letteralmente cambiate. «Si è trattato quasi certamente di un incendio doloso» spiega l’uomo, rivelando poi che «uno dei nove camion incendiati era mio. I mezzi primi mezzi che hanno preso fuoco erano distanti decine di metri dagli altri. Chi può essere stato? Non ne ho idea, per noi è stata una tremenda sorpresa. In questo periodo non c’era tanto lavoro ma non abbiamo mai avuto problemi. L’incendio ha mandato in fumo anche un muletto. È stata risparmiata solo una pala meccanica. Segno, probabilmente, che volevano colpire l’attività di trasporto.

Secondo i familiari, la possibilità che si tratti di ritorsioni sono prossime allo zero. Il modo in cui è stato però perpetrato il crimine, lascia pochi dubbi sull’approccio certamente criminale, utilizzato da professionisti, in grado di agire in pochi minuti causando il massimo danno possibile.

«C’è crisi e poco lavoro. Mio suocero – ha spiegato ancora Barillari - accettava commesse saltuarie. Dove gli chiedevano di andare lui andava». E alla domanda di un presunto racket su trasporti, Barillari risponde senza indugi: «Niente di tutto questo. Non ha mai avuto problemi con nessuno». Nel cortile della cascina di via Aurelia, però, restano le carcasse dei camion bruciati. L’intera area è stata posta sotto sequestro dai carabinieri di Reggiolo che indagano sull’episodio insieme ai colleghi della scientifica della compagnia dei carabinieri di Guastalla.

La matrice del rogo sembra avere l’aspetto di un vero e proprio avvertimento mafioso. Se sia in atto o meno una faida tra rivali potranno dirlo solo gli inquirenti che hanno esteso le indagini anche agli ambienti mafiosi. La memoria recente riporta alle guerre tra le 'ndrine delle famiglie cutresi Grandi Aracri, alleati ai Nicosia contro i Dragone o gli Arena, che si contendevano il controllo dei cantieri e degli appalti pubblici lungo tuttala provincia reggiana.

Antonio Barillari è a sua volta titolare di un’azienda di trasporti che ha sede in via Villa Inferiore, a pochi metri dall’abitato di Palidano, tra Suzzara e Gonzaga, nel mantovano. Barillari ha legato quindi i suoi affari a quelli del suocero, lasciandosi alle spalle i guai passati con i sindacati, che l’avevano tacciato di comportamento antisindacale. «Mio suocero lavora a Reggio da 13 anni - aggiunge Barillari - prima l’attività era giù in Calabria. Speriamo si risolva tutto per il meglio».

Mauro Pinotti