Gazzetta di Reggio

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Crisi, gli artigiani scendono in piazza

Crisi, gli artigiani scendono in piazza

Tanti gli imprenditori che hanno voluto fare sentire le loro ragioni durante la manifestazione della Cna: «Dove sono finiti i soldi dati alle banche dalla Bce?»

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REGGIO EMILIA

Difficile scendere in piazza per dire che i sacrifici di una vita sono finiti nel congelatore di un concordato o svaniti di fronte a mancati pagamenti e sportelli bancari chiusi. Straziante ammettere davanti ai propri dipendenti che no, così non si può più andare avanti. Eppure, anche se con il nodo in gola, gli imprenditori reggiani del comparto Costruzioni l’hanno fatto a centinaia ieri mattina in piazza della Vittoria prendendo parte alla manifestazione promossa da Cna Reggio Emilia. Loro che si ritengono “invisibili” agli occhi della politica e degli Istituti creditizi, hanno indossato casacche bianche da fantasmi con l’eloquente scritta “Se non ci vedono facciamoci sentire” e hanno gridato il proprio malessere anche firmando l’appello di Rete Imprese Italia rivolto al Parlamento e alla politica, “Adesso tocca a voi”.

PROTESTA E PROPOSTE. A lanciare l’allarme piccole-medie imprese dal palco allestito tra i camion e le betoniere, è stato il presidente provinciale di Cna Tristano Mussini, che al termine della manifestazione, insieme al presidente nazionale di Cna Ivan Malavasi, ha inscenato una performance simbolica abbattendo il muro costruito dall’associato Prati. «E’ insieme che si abbatte il muro del silenzio» ha detto Mussini ribadendo poi le 14 proposte concrete per la ripartenza avanzate da Cna, come il fondo monetario di garanzia per liberare liquidità a favore delle imprese creditrici di altre imprese in concordato. Dopo di lui sono intervenuti Walter Baricchi, presidente dell’Ordine degli Architetti e il presidente della Camera di Commercio Enrico Bini che ha invocato lo stop alle gare al massimo ribasso e rilanciare l’appello alla legalità annunciando l’apertura di un apposito sportello contro il racket e l’usura.

EMERGENZA NAZIONALE. «Le idee non mancano - ha aggiunto Ivan Malavasi - purtroppo mancano i luoghi in cui sperimentarle, una politica attiva e Istituzioni non machiavelliche. I pagamenti non possono più essere rimandati: cosa c’è di più semplice di avviare la compensazione dei debiti sugli F24, mese per mese? Servono segnali forti: Napolitano è una garanzia, certo, ma dopo il giuramento bisogna mettersi a lavorare a tentativi di risposte veri, formando un Governo di emergenza nazionale che vada in Europa a chiedere la revisione del Patto di Stabilità. Veniamo da un anno di sacrifici che hanno ridato dignità al Paese ma non ci si può limitare al rigorismo: per ripartire bisogna investire e sbloccare le risorse già presenti come quelle per il post terremoto».

GLI IMPRENDITORI. «Dove sono finiti i soldi dati dalla Bce alle banche? - chiedono Gaetano Antonio di Edilyoung e Francesco Spataro di Gmp -. Il lavoro c’è ma senza liquidità non si riesce a ripartire. E i politici? Non sono nemmeno capaci di eleggere un presidente. Soprattutto nella Bassa, dopo il crack della Cmr e dopo il terremoto, la situazione è grave, bisogna intervenire». «La misura più urgente è sbloccare i pagamenti . continua Iuris Libertini di Polis Srl - io stesso devo rispondere a 26 dipendenti ma con tredici mesi o più di sofferenze alle spalle si inizia a fare davvero fatica. Stiamo ancora aspettando la fine dei pagamenti per gli interventi all’Aquila».

«Non è nella nostra cultura scendere in piazza ma non abbiamo altri mezzi per farci ascoltare - conclude Walter Montelaghi - il momento è drammatico».