Gazzetta di Reggio

Reggio

Il Credem diffida il Banco Emiliano

di Enrico Lorenzo Tidona
Il Credem diffida il Banco Emiliano

Nomi troppi simili: il Credito Emiliano contesta il marchio dell’istituto creato dalla bcc Reggiana e dalla Cavola e Sassuolo

2 MINUTI DI LETTURA





REGGIO. Gli affari non si fanno solo allo sportello. Le prime scintille tra il Credito Emiliano (Credem) e il Banco Emiliano hanno luogo prima ancora di entrare in filiale. A due giorni dall’inaugurazione ufficiale del nuovo istituto creato dalla fusione tra Banca Reggiana e da Banca di Cavola e Sassuolo spunta un primo contrasto con il Credem, che già alcuni mesi fa ha inviato una diffida per stoppare il marchio “Banco Emiliano”. Nome troppo simile, secondo la banca della famiglia Maramotti, tale da indurre in errore o, quantomeno, di agevolare il lancio del nuovo soggetto sfruttando la scia di una marchio già affermato.

La contesa. A detta degli esperti di marketing non si tratta di questioni di lana caprina: il brand rappresenta parte considerevole della credibilità raggiunta da qualsiasi impresa di successo, Credem compreso. Anche per questo è stato chiesto innescare la marcia indietro ed evitare attriti.

Avanti tutta. Ricevuta la lettera i vertici pro tempore del Banco Emiliano hanno interpellato dei legali, incaricati di valutare la questione. Alla fine, però, come testimoniato nei fatti dall’inaugurazione ufficiale della nuova banca davanti alla stampa alla presenza di Giuseppe Alai e Andrea Margini - presidenti rispettivamente della Reggiana e della Cavola e Sassuolo - la pratica è stata cassata. Proprio in questi giorni verrà avviato il cambio delle insegne nelle 42 filiali sulle quali campeggerà la scritta “Banco Emiliano”: 29 a Reggio, 5 a Modena, 5 a Parma e 2 a Mantova.

Le alternative. In realtà, nei mesi passati, erano stati infilati nel cassetto due nomi “di scorta” da parte del Banco: Banca del Tricolore e Banca Mediopadana, rimasti poi in secondo piano. A fugare possibili dubbi è stata anche l’approvazione del primo piano industriale da parte della Banca d’Italia, che non ha sollevato questioni in merito.

Il nuovo corso. In questi giorni le due banche protagoniste della fusione, hanno inviato una lettera a tutti i soci (fatta la somma sono 17mila) assicurando che, anche operativamente, «non cambierà quasi nulla». Assegni, bancomat e carte di credito rimarranno, dossier titoli e strumenti finanziari di negoziazione (azioni, obbligazioni , fondi etc..) rimarranno gli stesso. L’Iban cambierà ma resterà valido anche quello vecchio. E dal 21 ottobre sarà pubblicato il nuovo sito con il relativo servizio di internet banking unificato per tutti i clienti.