Al Santa Maria il laboratorio del futuro
All’azienda ospedaliera di Reggio è già operativo il primo esempio in Italia di automazione digitale di tutte le analisi cliniche
REGGIO EMILIA.
Da ieri Reggio può fruire del più avanzato laboratorio di analisi italiano e di una nuova e moderna Neonatologia.
Ieri mattina, infatti, le due nuove strutture dell'Arcispedale Santa Maria Nuova (dopo il saluto del direttore generale dell’azienda ospedaliera Ivan Trenti)sono state inaugurate alla presenza delle autorità, tra cui l’ex sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio.
La prima delle due strutture, il Corelab si dispone su di un’area di più di 800 metri quadrati, all'interno della quale un’equipe di 20 esperti dispone delle tecnologie mediche al momento più avanzate. Le provette, una volta arrivate al laboratorio, vengono poste su di una macchina a doppio binario, che fa loro percorrere l’iter indispensabile all’ottenimento degli esiti. Realizzato tra il giugno 2012 e il giugno 2013, il Corelab è una struttura centralizzata e ad alta automazione per l'esecuzione di primo livello di routine e di urgenza su campioni si sangue intero o plasma, siero e urine. E dunque permette maggior velocità e precisione nei risultati, oltre che una minor manipolazione delle provette. Le quali sono identificate e identificabili da un codice a barre incollato sul vetro del campione stesso. Il laboratorio, che è già attivo e che vede il passaggio di 5 mila provette al giorno (6 milioni di esami in un anno), sarà presto aperto 24 ore su 24.
Anche per quanto riguarda la seconda delle due strutture inaugurate – la Neonatologia – sono evidenti le migliorie apportate. Il nuovo reparto, infatti, ricavato negli spazi prima occupati dalla Rianimazione, non è più un open space anonimo e poco accogliente come era prima, ma è suddiviso in locali separati e tinteggiati con colori vivaci. Il reparto, ampio 1000 metri quadrati e ospitante 19 culle, eccelle anch’esso per tecnologia: all'interno vi sono apparecchiature biomediche per un valore di 2 milioni di euro. Inoltre la nuova struttura, come accadeva da più di 10 anni per quella vecchia, è l’unico centro neonatologico di terzo livello provinciale ed accoglie i neonati patologici che necessitano di un’assistenza intensiva o subintensiva. Per questo, a seconda delle esigenze, i locali – che si trovano ai piani 0 e -1 – sono stati distribuiti secondo il criterio dell'intensità della cura. Inoltre, a parte i sei spazi riservati alla terapia intensiva, ve n’è uno pensato per i genitori. Separatamente, infatti, i familiari del neonato in cura potranno usufruire di una camera comprensiva di fornelli, tavolo e televisore. Un’accortezza fatta per rendere più ospitale un luogo che spesso non lo è.
Altre novità sono: lo spostamento, in questi giorni, delle sedi direttive e amministrative all’ex ospedale Spallanzani e la realizzazione dei collegamenti orizzontali tra i blocchi dell’ospedale A e B, che – tramite passerelle – uniscono i piani dal secondo al quarto. Un intervento che – costato 2 milioni e mezzo e terminato nel luglio scorso – ha consentito l’unione del blocco che dà su viale Risorgimento al resto dell'ospedale (prima, infatti, questa area era collegata al resto della struttura ospedaliera soltanto al piano 1) e che agevola l’aspetto logistico-funzionale dell'ospedale.