La grande rivincita di Bini: «A chi non mi ha creduto»
L’ex presidente della Camera di commercio tra soddisfazione e rammarico «Spero che questo serva a capire che questa città non può più far finta di nulla»
REGGIO. «Hanno preso i Muto?». Quando raggiungiamo al telefono Enrico Bini non conosce ancora i dettagli dell’operazione “Zarina”, ma gli hanno già riferito che tutto è partito dalle sue denunce. Nessuno stupore, dunque nelle sue parole. Semmai un misto di soddisfazione e tristezza.
«Oggi - dice non voglio parlare dell’inchiesta, di cui peraltro non so quasi nulla: in questi anni di denunce ne ho presentate parecchie. Certo, per me, aver contribuito a questa operazione è un grande onore».Fin da quando era il presidente della Fita Cna e divideva le sue giornate tra la scrivania in via Maiella e la cabina del camion, quello delle infiltrazioni criminali nel settore dell’autotrasporto era per Bini una vera ossessione. Un chiodo che ha continuato a battere da presidente provinciale della Cna e, poi, da presidente della Camera di commercio. «Inascoltato, o quasi».
Enrico Bini, nasce da qui la sua amarezza?
«Certo. Quando io ho iniziato a denunciare quel che vedevo l’ho fatto perché non potevo restare indifferente. E man mano passava il tempo vedevo che le cose peggioravano. E soprattutto, vedevo che non c’erano molte persone che credevano a quel che andavo denunciando e cioè che Reggio, anche Reggio, non era più immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. La mia amarezza sta anche nel fatto che quel che è successo in queste ore, dice che avevo ragione io».
Rispetto a quelli che...
«Rispetto a quelli che dicevano che non era vero niente, che nella nostra Provincia la ’ndrangheta non era riuscita a penetrare e che comunque il nostro tessuto sociale aveva gli anticorpi. Insomma che non c’erano problemi e che il signor Bini abbaiava alla luna».
E invece...
«E invece i fatti sono lì a dimostrare che ci siamo dentro fino al collo. E servirebbero tante altre persone che denunciassero quello che vedono e che magari subiscono».
E’ soprattutto questo aspetto che ancora non si materializza?
«Sì. In questi anni, di fronte a quello che io dicevo le reazioni sono mutate, ma la situazione non è migliorata. Anzi, nel frattempo la ’ndrangheta si è rafforzata».
Cosa intende per reazioni che sono mutate nel tempo?
«Bè, come ho detto, all’inizio nessuno proprio mi credeva. Poi qualcuno ha cominciato a minimizzare. Infine, a parole, tutti condividevano quel che dicevo e denunciavo. Poi però nei fatti...».
Allude all’atteggiamento di certa politica di fronte all’azione del prefetto De Miro con le interdittive alle aziende colluse?
«Certo, anche questi sono segnali che rafforzano la malavita. Invece, ci vorrebbero tante persone pronte a denunciare».
Come ha fatto lei.. Pagando però un prezzo. Pensa che questo suo attivismo antimafia le sia costato il posto di presidente della Camera di commercio?
«Non lo penso».
O preferisce non pensarlo?
(sorride) «Faccia lei...».
massimosesena
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