I Sikh in festa “invadono” il paese
Novellara: durante il tradizionale Vaisaki anche il sostegno ai nostri Marò
NOVELLARA. Come ogni anno, da quando nel 2000 Romano Prodi ha inaugurato in via Bandini il più grande tempio sikh d'Europa, ieri si sono dati appuntamento a Novellara migliaia di Sikh, provenienti da tutta la Regione e dalle Regioni limitrofe. Per celebrare il Vaisaki, festa della primavera e ricorrenza della fondazione, nel 1699, del Khalsa, la confraternita religiosa dei battezzati Sikh, per iniziativa del loro decimo ed ultimo Guru. L’inizio della giornata è al mattino con l'arrivo al tempio (Gurudwara) di una marea di immigrati indiani originari del Punjab, la “terra dei cinque fiumi” ai piedi dell'Himalaia.
Di religione Sikh: una religione fondata nel 15esimo secolo dal Guru Nanak Dev, in un’India dilaniata dai conflitti fra hindu e mussulmani e fra le caste, basata sul credo in un unico Dio e sull’uguaglianza fra gli uomini. Chi ha potuto entrare nel tempio, grande ma non tale da poter contenere tutti i presenti, ha assistito alla funzione religiosa, consistente nella lettura ininterrotta del Guri Granth Sahib, l’unica guida spirituale dei Sikh, e ha partecipato al Langar, il pasto rituale comunitario offerto nel tempio a tutti i presenti.
Poi, nel primo pomeriggio, si è mosso dal tempo il lunghissimo corteo, detto Nagarkirtan (“inni sacri per le vie e le strade”), che ha raggiunto il centro abitato, ha percorso alcune vie, ha sostato brevemente davanti alla Rocca, accolto da rappresentanti del Comune; ed è proseguito per il raduno finale nel campo sportivo di via Indipendenza.
Il fulcro del Nagarkirtan è il carro che trasporta il libro sacro, collocato su una portantina fastosamente addobbata. Decine di volontari, armati di scope e scalzi, precedono il carro pulendo la strada, con anche un’autobotte che pulisce ulteriormente il percorso con l’acqua; mentre altri volontari distribuiscono gratuitamente cibi e bevande e controllano che tutto intorno sia pulito. Subito dietro il carro c’erano i cinque portabandiera (Nishanci), in costume tradizionale, con il turbante arancione e le bandiere della comunità, pure arancione, con l’emblema della fede sikh; a seguire la scorta dei cinque “beniamini”, vestiti allo stesso modo, con la spada sguainata, tutti scalzi. Nel corteo pochi uomini indossavano il turbante tradizionale; i più, specialmente i giovani, erano vestiti come i coetanei italiani, con in più un fazzoletto in testa, in segno di rispetto.
Le donne invece indossavano tutte indistintamente il tradizionale e variopinto dupatta, con il velo in testa. Sul lungo corteo salmodiante, scandito dal suono ritmico dei tamburi, spiccavano quest’anno i cartelli raffiguranti i due marò italiani trattenuti in India, con la scritta: “I Sihk sono con i marò”.
Vittorio Ariosi