Gazzetta di Reggio

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Per aprire la sala bingo si appellano a Napolitano

Per aprire la sala bingo si appellano a Napolitano

Dopo la bocciatura al Tar, la società che punta ad aprire a Pieve Modolena presenta un ricorso straordinario al Capo dello Stato: decide il Consiglio di Stato

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Da un lato, il Comune ha intrapreso una strada decisa nella lotta al proliferare delle sale giochi e delle sale Videolottery. Dall’altra. i gestori di queste vere e proprie aziende del gioco sembrano non volersi arrendere. Il caso di cui parliamo riguarda un futuro insediamento di una sala bingo nella zona di Pieve Modolena. Lì dovrebbe sorgere una sala bingo gestita dalla Easy Bet Srl e dalla Gide Srl, due società del Veronese che avevano puntato su Reggio. Poi, però, quando le due società erano pronte a Fare di Pieve il centro del loro nuovo business, il Comune aveva cambiato il regolamento urbanistico, aggiungendo norme decisamente più restrittive proprio riguardo alle aperture delle nuove sale da gioco. Insomma, alla luce delle nuove norme, a Pieve non c’era più spazio per una sala bingo. Una decisione, questa, contro la quale le due società avevano subito presentato ricorso al Tar di Parma. Ma i giudici amministrativi, nel febbraio scoro avevano accolto le tesi del Comune, dando torto ai legali di Easy Bet e Gide.

E’ di questi giorni la notizia che le due società hanno scelto di non desistere e di percorrere la strada del ricorso al Consiglio di Stato. Tecnicamente, attraverso un ricorso straordinario al Capo dello Stato. Il braccio di ferro ingaggiato dall'amministrazione comunale conta ormai molti capitoli, con un impegno non marginale da parte di dirigenti legali dell'ente. Lo scorso dicembre era stata bloccata un'altra videolottery dopo il colpo inferto alla sala Admiral di via dei Mille. Il consiglio comunale aveva votato a maggioranza la delibera contro la realizzazione di un nuovo punto sempre a Pieve Modolena. Nel nuovo regolamento urbanistico approvato a marzo 2013 infatti, l'amministrazione ha ribadito il suo dissenso al proliferare di queste strutture ponendo il vincolo urbanistico della loro costruzione solo in comparti produttivi. I soggetti attuatori della sala però rivendicano il diritto a costruire in forza delle autorizzazioni già rilasciate nel 2009, e collegate alle norme del vecchio piano regolatore del 2001.