Gazzetta di Reggio

Reggio

GRAZIE A UNO STUDIO DELl’ATENEO

Scoperto il “segreto” della longevità

Scoperto il “segreto” della longevità

Si aprono nuove prospettive sul processo d’invecchiamento

3 MINUTI DI LETTURA





E’ nel Dna mitocondriale il segreto della longevità. A questa conclusione, che potrebbe segnare una svolta per la qualità della vita della popolazione anziana, è giunto uno studio tutto emiliano sul ruolo del Dna mitocondriale circolante come causa dell’infiammazione cronica che si associa al processo di invecchiamento.

Lo studio, coordinato dal professor Andrea Cossarizza dell’Università di Modena e Reggio e dal professor Claudio Franceschi dell’Univeristà di Bologna e portato avanti in prima persona dal dottor Marcello Pinti dell’Università di Modena e Reggio, si è svolto nell’ambito del progetto Europeo EU-GEHA ed è stato finanziato in parte anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola. Ha visto coivolti, oltre ai gruppi di ricercatori modenesi-reggiani e bolognesi, anche un gruppo dell’Università degli studi di Firenze, il dipartimento di patologia clinica del nuovo ospedale Sant’Agostino-Estense di Baggiovara di Modena, diretto dal dottor Tommaso Trenti, il Cnr di Pisa e l’Istituto Superiore di Sanità di Roma. Immediato l’interesse della comunità scientificia internazionale per questa scoperta, tanto che l’European Journal of Immunology sul numero di maggio pubblicherà lo studio.

Dal 2006 al 2013 i ricercatori coinvolti hanno prima raccolto il plasma e, quindi, quantificato il Dna mitocondriale presente nel plasma di 831 soggetti sani di diverse nazionalità europee, di età compresa da 1 a 104 anni, fra cui 429 individui appartenenti a “fratrie” (ovvero coppie di fratelli o sorelle) oltre i 90 anni. Le informazioni raccolte hanno consentito di scoprire che con il processo di invecchiamento aumenta la quantità di Dna mitocondriale circolante nel plasma e, studiando le famiglie di persone molto anziane, che esiste un forte controllo genetico di tale livello.

«Il Dna mitocondriale, che deriva dai mitocondri, organelli deputati alla produzione di energia in pressochè ogni cellula del nostro organismo, viene rilasciato nella circolazione - spiega il professor Cossarizza - quando una cellula muore e di conseguenza si rompe. Questo Dna ha una forma particolare, del tutto diversa dal DNA presente nel nucleo, dal momento che i mitocondri sono organelli derivati dalla fusione di cellule batteriche con cellule nucleate, avvenuta qualche miliardo di anni fa, e hanno mantenuto la loro originale caratteristica genetica. Quando il sistema immunitario avverte la presenza di questo Dna circolare, di derivazione “batterica”, innesca un processo di infiammazione che tende ad automantenersi».

Questo ha consentito di scoprire che le cellule deputate alle difese immunitarie contro agenti patogeni, quando vegnono a contatto con il Dna mitocondriale, sono anche in grado di produrre le molecole che prima innescano e, poi, mantengono i processi infiammatori. Tali processi infiammatori sono strettamente associati al processo di invecchiamento e sono oggi universalmente riconosciuti come la base della teoria dell’“inflammaging” (infiammazione) come causa fondamentale delle modificazioni di età, associate della funzionalità dell’organismo. «Queste osservazioni - conclude il professor Cossarizza - aprono nuove prospettive sia all’interpretazione di moltissimi fenomeni biologici legati al processo di invecchiamento, sia allo sviluppo di nuove strategie per migliorare lo stato di salute della persona anziana».