Gazzetta di Reggio

Reggio

Latte cancerogeno, assolto l’allevatore

di Tiziano Soresina
Latte cancerogeno, assolto l’allevatore

Villa Minozzo: per il giudice la contaminazione dovuta a funghi presenti nel mangime. La difesa: «Faremo causa alla ditta»

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VILLA MINOZZO. Latte contaminato da un fungo nocivo per la salute umana e quel latte, dall’azienda agricola, doveva servire al caseificio per la produzione di forme di Parmigiano Reggiano.

Accadde nel luglio di tre anni fa nell’azienda agricola di Fiorenzo Razzoli – nella frazione di Minozzo – e su questa vicenda ieri si è snodato il processo, in tribunale a Reggio, davanti al giudice Cristina beretti, con l’allevatore accusato di commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate. Secondo quanto emerso in aula, oltre al controllo effettuato periodicamente dall'azienda (avvalendosi di un laboratorio specializzato), vengono effettuati controlli anche da parte dell'Ausl. Una particolare attenzione viene posta alla presenza di aflatossine, prodotte da particolari tipi di funghi microscopici, più precisamente muffe che possono svilupparsi sul mais in particolari condizioni ambientali. Sono, oltre che velenose, anche cancerogene: assunte dalle mucche con l'alimentazione, finiscono poi nel latte. Il limite da non superare è di 50 nanogrammi per chilo. Il 14 giugno 2011 l’Ausl rilevò che nel latte prodotto dall’allevamento di Minozzo le aflatossine superavano il limite consentito, con circa cento quintali di latte divenuto contaminato. Sia il latte che il Parmigiano Reggiano già prodotto erano stati distrutti (come prevede la legge) e la procura che ritiene Razzoli responsabile di quanto accaduto ha chiesto ieri una condanna a 16 mesi di reclusione. Conclusione a cui s’è opposto tenacemente l’avvocato difensore Nino Ruffini: ha spostato il tiro sul fornitore dei mangimi, evidentemente attaccati da questi funghi nocivi. Il difensore ha sottolineato che l'allevatore non poteva sapere di questa contaminazione: il mangime viene portato a camionate e scaricato nel silos che, con apposito impianto, lo distribuisce poi alle mangiatoie. Quando si è scoperto l'eccessiva presenza di aflatossine, il mangime che era rimasto era stato distrutto, e si era ordinato un altro carico. Due giorni dopo il cambio di mangime non c'erano più aflatossine nel latte. Una ricostruzione difensiva che ha fatto breccia e il giudice Beretti ha assolto l’allevatore. «L’azienda agricola ha subìto grossi danni – commenta a fine-udienza l’avvocato Ruffini – faremo un’azione civile contro il mangimificio».