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Usura, il pm chiede il carcere per quattro

Usura, il pm chiede il carcere per quattro

Ora sarà il Riesame di Bologna a decidere a fine mese sulle misure più severe avanzate dalla procura

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REGGIO EMILIA

Si è alzata di nuovo la “temperatura” sull’inchiesta – per usura – che ha cinque persone iscritte nel registro degli indagati. Sono infatti entrati nuovamente nel mirino del pm Maria Rita Pantani (che coordina il lavoro investigativo della Finanza) quattro dei cinque indagati: il 43enne Antonio Silipo (all’imprenditore di Cadelbosco Sopra sono stati inflitti gli arresti domiciliari, ma è in carcere per il secondo filone d’inchiesta attivato nei suoi confronti, per estorsione, dalla procura di Parma), la figlia Floriana Silipo (indagata a piede libero) e i due reggiani (il 62enne Luigi Cagossi e il 40enne Omar Costi) che hanno l’obbligo di firma. Il pm Pantani ha impugnato l’ordinanza del gip Antonella Pini Bentivoglio che ha disposto le misure restrittive, chiedendo al Riesame di Bologna che i quattro indagati finiscano in carcere. L’udienza si terrà a fine mese e alla richiesta della procura s’opporranno i legali (gli avvocati Giovanni Tarquini, Luca Mistrorigo, Liborio Cataliotti e Claudio Boccaletti) dei quattro indagati nuovamente a rischio-carcere.

Per chi indaga Silipo ha chiesto ad una professionista reggiana interessi del 511%, la figlia del 43enne sarebbe stata a conoscenza degli “affari” del padre, infine Cagossi e Costi si sarebbero mossi dentro due società pilotate dallo stesso imprenditore di Cadelbosco Sopra. «Il contesto in cui si muovono le due indagini - ha replicato giorni or sono l’avvocato Tarquini – è quello dell'edilizia e dei trasporti, settori in cui la crisi si sta facendo sentire da tempo. Si tratta di prestazioni lavorative non pagate a Silipo che ha agito in un clima d'esasperazione personale. Naturalmente sono ancora tanti i passaggi da chiarire, a partire dai rapporti fra il mio assistito ed altri soggetti indagati». Silipo, nell’interrogatorio di garanzia, s’è avvalso della facoltà di non rispondere, come del resto anche Costi (che ha comunque negato coinvolgimenti tramite il proprio difensore). Mentre Cagossi – davanti al gip – ha detto di essere un semplice fornaio che aveva accettato, per campare, di divenire l'amministratore della "Cavalleria srl" (ditta di import-export che si occupa di terreno) dietro al compenso di 500 euro mensili da parte dello stesso Silipo. Ha rimarcato di non sapere nulla di prestiti ad usura, men che meno degli affari della ditta, in quanto veniva tranquillizzato dall'impiegata che gli parlava di fatture emesse a fronte di regolari contratti. L’inchiesta denominata "Mi prendo tutto" è partita dalla denuncia di una professionista reggiana, le cui condizioni di difficoltà economica erano note a Silipo e sarebbe stata contattata proprio dall'imprenditore. Per offrirle un aiuto: quei 10mila euro che le servivano per risolvere alcuni problemi. Siamo nell'aprile del 2013. Tre mesi dopo, però, la verità sulla natura di quel prestito viene a galla.